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Scotti dice no al crimine di tortura

• da Terra del 27 maggio 2010

di Patrizio Gonnella

 

L’Italia ha intenzione di dire no all’introduzione del crimine di tortura nel codice penale. Lo ha detto alle Nazioni Unite infischiandosene delle raccomandazioni e dei trattati internazionali. Lo ha detto con la tipica arroganza di chi pensa che non vi siano limiti all’esercizio del potere. Lo ha detto all’indomani delle condanne genovesi per i fatti della Diaz. Lo ha detto a pochi mesi dalla morte violenta di Stefano Cucchi e a poche settimane dal pestaggio ai danni di Stefano Gugliotta.
Lo ha preannunciato il viceministro agli Affari Esteri - ed ex ministro degli Interni ai tempi della prima Repubblica - Vincenzo Scotti, audito dalla Commissione Straordinaria per i Diritti Umani del Senato. Il 9 giugno l’Italia dovrà replicare alle 92 raccomandazioni del Consiglio sui diritti umani delle Nazioni Unite. La tortura è un crimine contro l’umanità. Lo Statuto istitutivo della Corte penale internazionale lo ha incluso tra i crimini più gravi che possano essere commessi. Nei seguenti Stati europei la tortura è un crimine specifico: Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Islanda, Lettonia, Lussemburgo, Macedonia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Slovenia, Slovacchia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia, Ungheria.
Chiediamo a Donatella Poretti, Marco Perduca, Emma Bonino, Vannino Chiti, Nicola Di Girolamo, Francesca Maria Marinaro, Franca Chiaromonte, Mirella Giai, Roberto Della Seta, Albertina Soliani, Mauro Del Vecchio, Felice Casson, Giovanni Legnini, Ignazio Marino, Teresa Armato, Alberto Maritati, Pietro Ichino, Paolo Nerozzi, Vincenzo Maria Vita, Antonino Randazzo, Luigi Vimercati, Pietro Marcenaro, Massimo Livi Bacci, Ombretta Colli, Francesco Pardi, Manuela Granaiola, Roberta Pinotti, Adriana Poli Bortone, Daniela Mazzuconi, Enrico Musso, Silvana Amati, Maria Pia Garavaglia, Vittoria Franco, Oscar Peterlini, Magda Negri, Silvia Della Monica, Gerardo D’Ambrosio, Franco Marini, tutti firmatari di un disegno di legge diretto alla introduzione del reato di tortura nel codice Rocco, di far sentire la loro voce, di chiedere l’immediata discussione e votazione della loro proposta. Le firme sono autorevoli, di peso. Non tutte provengono dall’opposizione. Su questo terreno è possibile erodere qualche consenso e qualche voto alla maggioranza. Vincenzo Scotti ha una lunga carriera politica alle spalle. Lo si ricorda per le memorabili battaglie nella sua veste di cofondatore di "Formula Bingo", società che prestava consulenze per le aperture delle famigerate sale Bingo. Ora rimarrà nella storia per essere colui che ha detto - a nome del Governo - no al crimine di tortura.


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