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La rabbia delle "under 220 mila". Bossi: "Se toccano Bergamo, è guerra"

• da Il Riformista del 27 maggio 2010

di Alessandro Da Rold

 

E «Se toccano la provincia di Bergamo facciamo la guerra civile...». Parola di Umberto Bossi, leader del Carroccio, in seguito alla manovra finanziaria varata dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti che prevede il taglio delle province con meno di 220 mila abitanti. Una presa di posizione fin troppo chiara, condivisa dagli stessi amministratori del Carroccio, che rischiano al momento la perdita della sola provincia di Biella.
Ma quelli sul filo di lana, qualche messaggio a Tremonti vogliono lanciarlo. «Per i tagli si poteva pensare anche al ministero dell’Economia, con più di tremila dipendenti che spesso non sanno neppure in quale ufficio indirizzarti», dice Pietro Foroni, presidente della provincia di Lodi da appena un anno. Esponente della Lega, avvocato, titolare dell’ente locale lodigiano con 225.25 3 (dati Istat 2009), in teoria immune dalla riforma, dice: «In ogni caso, difendo questa provincia. Non è una questione di soldi o di poltrone, perché ne guadagnerei molti di più se tornassi a fare l’avvocato, ma di valorizzazione e sostegno del territorio. E’ un lavoro importante e necessario: l’avrei difesa anche se in carica ci fosse stato un esponente di centrosinistra».
Spaccato del Carroccio all’indomani dei tagli previsti in finanziaria. Un argomento spinoso per i fazzoletti verdi di Pontida, perché se da un lato i finiani continuano a ribadire che la Lega voleva un tempo abolire le provincie e ora fa orecchio da mercante, dall’altro lato, i leghisti difendono le posizioni. Proprio come Luigi Mazzuto, presidente della provincia di Isernia in Molise, 88mila abitanti, che ha iniziato a parlare di «superficialità»: «Perché il governo non incomincia a ridurre i parlamentari invece di penalizzare le province?», si domanda l’esponente del Pdl molisano.
Stessa situazione a Vibo Valentia, oppure a Matera, dove il presidente del Pd Francesco Stella, ha già chiesto che «i parametri della manovra vengano rivisti o accantonati». Persino Gigi Buffon, sì, proprio il portiere della Nazionale azzurra, è sceso in campo per difendere la sua Massa e Carrara: «Non è giusto -ha detto - per me è un vero e proprio senso di appartenenza». A dare manforte agli uomini di Umberto Bossi, c’è però proprio Tremonti, che nella bozza ha inserito il cavillo legato ai confini esteri: quella di Sondrio, sua città natale, è salva. «Una farsa bella e buona - sostiene Maria Teresa Armosino, quota Pdl, presidente della provincia di Asti, 220mila abitanti, a rischio scomparsa - Il problema è più generale, perché vanno ridefiniti i confini e gli ambiti territoriali».
II diretto interessato,
Massimo Sertori, presidente a Sondrio, circa 185mila abitanti, difende le scelte del ministro: «La nostra provincia ricopre un territorio grande come la Valle D’Aosta, produce il 13 per cento dell’energia idroelettrica nazionale ed è snodo ferroviario fondamentale per il traffico con la Svizzera: la scelta di escluderci è sacrosanta». Non tutti i leghisti, però, possono ritenersi soddisfatti. Roberto Simonetti, parlamentare, presidente della provincia di Biella (187 mila abitanti), nota per l’azienda sportiva Fila e per la birra Menabrea, non si sbilancia: «Vedremo come passerà la manovra in parlamento. Al momento stiamo parlando solo di una bozza. Da tempo, comunque, è stato avviato un ragionamento in questo senso. Sento la responsabilità di essere il promotore politico e amministrativo insieme a Cota, per ridisegnare il nuovo Piemonte». E pensare che Vercelli, provincia limitrofa a quella di Biella, (180 mila abitanti), è salva per un chilometro di Svizzera. Stesso discorso per Verbania e La Spezia, quest’ultima salva per tremila abitanti. E i parlamentari vicini al presidente della Camera Gianfranco Fini che continuano a criticarvi? «Inizino a fare le stesse domande dentro il loro partito», risponde Simonetti.
Già i finiani. Domani sul Secolo, quotidiano diretto da Flavia Perina, firmeranno una lettera dove chiedono al ministro Tremonti l’abolizione di tutte le provincie. Tema rilanciato anche dai Radicali Italiani, che plaudono al taglio, ma fanno notare che «se non servono le piccole, non servono certamente le medie e quelle nelle ragioni a Statuto Speciale”


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