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Quelle leggi grottesche

• da Left del 28 maggio 2010

di Simona Nazzaro

 

Sono passati quasi sei mesi dall’appello per chiedere il rispetto dei tempi di rinnovo dei permessi di soggiorno e per i diritti degli stranieri. Left it fa il punto con Gaussou Ouattarà, membro della giunta dei Radicali italiani, uno dei promotori di quella battaglia. Questo, anche alla luce della proposta contenuta nel "Piano per l’integrazione nella sicurezza", che il ministro Sacconi presenterà nei prossimi giorni.
L’idea di fondo è che l’ingresso in Italia di lavoratori stranieri sia guidato «dalla domanda interna proveniente dal sistema delle imprese e delle famiglie piuttosto che essere effetto della pressione
migratoria dall’esterno».

Ouattarà, lei, Shukri Said, segretaria dell’Associazione Migrare e altre 490 persone, lo scorso dicembre avete portato avanti uno sciopero della fame per chiedere il rispetto dei tempi di rinnovo dei permessi di soggiorno con un appello rivolto al ministro Maroni. Vi ha risposto?
Direttamente non ci risponderà mai, lo abbiamo capito. Dopo la nostra iniziativa il ministro si è mosso con gli uffici competenti per pubblicare i dati aggiornati. La media nazionale si è ridotta a 101 giorni. È un dato in positivo ma che certo non rispetta la legge che ne prevede 20. Una media poi non ci fa comprendere la gravità di alcune situazioni. Nessuna risposta inoltre sugli arretrati che sono un problema drammatico.

Quali sono le conseguenze sociali di questi ritardi?
La prima tra tutte è quella di creare cittadini di serie B costantemente sotto ricatto. Ad esempio, nel mercato del lavoro, già di per sé squilibrato, vuol dire l’impossibilità di instaurare dei veri rapporti di forza con i datori e di coesione anche tra gli stessi lavoratori.

II ministro Maroni di recente ha detto che entro giugno si avranno permessi di soggiorno in 30 giorni.
Questo è il governo dei proclami. Andremo avanti finché la legge non sarà rispettata in tutta Italia. Questura per questura. Il ministro, poi, su nostra sollecitazione ha annunciato un accordo con l’Anci per spostare la competenza ai Comuni. Benissimo, è quello che chiede il movimento dei migranti.

Anche il ministro Sacconi è intervenuto con la promessa di raggiungere i termini previsti entro la fine della legislatura.
Vede, oltre al rispetto letterale dei tempi, la legge va applicata completamente: la ricevuta della richiesta di permesso di soggiorno è, da sola, valida ai fini dell’inserimento nel lavoro, nelle scuole e asili nido, nelle strutture sanitarie. Ma questa normativa è sconosciuta alla maggioranza degli immigrati e degli operatori italiani. Chiediamo un’azione di informazione capillare, anche con spot televisivi, al fine di rendere conosciuti i diritti già acquisiti con l’attuale normativa.

E l’idea di fare una classaction?
In questi anni ho capito che il movimento Radicale può dare alla causa degli immigrati alcuni elementi essenziali in ogni istanza civile di autoderminazione: nonviolenza, disobbedienza e utilizzo attivo della giurisprudenza e delle leggi esistenti. Mentre abbiamo ben presenti le riforme necessarie non possiamo aspettare che cambino gli equilibri politici. Dobbiamo costringerli a cambiare utilizzando le loro stesse grottesche leggi. Ci sono tantissime incoerenze nei regolamenti che vanno fatte esplodere in tutta la loro gravità. I diritti di cittadinanza vanno conquistati anche così. Ce lo insegnano i compagni di Rosarno e non solo a noi immigrati ma a tutti gli italiani.


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