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Diritto internazionale e ritardi intollerabili

• da 2La Voce Repubblicana del 28 maggio 2010

 

Un ritardo non più tollerabile. Una delle conquiste che fino a qualche anno fa venivano attribuite al nostro paese era l’impegno sia relativo alla giustizia internazionale sia alla costituzione di un tribunale penale internazionale. Ma, dopo aver ottenuto questo obiettivo, l’Italia ha voltato le spalle a quella che sarebbe dovuta essere la tappa successiva.
Su iniziativa del deputato Matteo Mecacci, 87 tra deputati e senatori di diversi schieramenti politici hanno firmato una lettera - appello inviata ai presidenti del Consiglio e delle Camere per porre l’attenzione sulle gravi responsabilità istituzionali che hanno portato l’Italia ad accumulare un ritardo di ormai 10 anni sull’adeguamento delle norme interne a quelle della Corte penale internazionale (Cpi). Oltre al ritardo, il problema è che questo appello è stato sottoscritto da pochi deputati e senatori. Un bel problema se si pensa che, ad essere favorevoli al Tpi, sono quasi tutti i parlamentari. E pensare che l’Italia aveva svolto un ruolo politico, diplomatico e giuridico di altissimo profilo nell’istituzione di una giurisdizione universale. Tuttavia non è ancora riuscita a mettersi in regola con le norme internazionali più avanzate in tema di giurisdizione internazionale, rischiando così di divenire meta privilegiata di sospetti "criminali di guerra" che sul nostro territorio non potrebbero in effetti essere perseguiti.
Se infatti la Corte ne chiedesse l’arresto, il giudice italiano non avrebbe alcuno strumento normativo per riconoscere ed eseguire il mandato. "Per queste ragioni - concludono gli 87 firmatari - e in vista della Prima Conferenza di revisione dello Statuto di Roma, che si terrà in Uganda a Kampala dal 31 maggio all’ 11 giugno 2010, dove temi cruciali per il futuro di questa istituzione saranno discussi dai governi, vi chiediamo di operare politicamente e istituzionalmente con la massima urgenza, per cercare di non disperdere definitivamente quel patrimonio di credibilità conquistato con fatica dal nostro Paese sul fronte della giustizia internazionale e del rispetto dei diritti, umani". Uno degli esponenti politici che ha dato il suo assenso all’iniziativa è stato Antonio Di Pietro. Così i ritardi del governo italiano hanno dato anche questa occasione al leader dell’Italia dei Valori, che da oggi potrà presentarsi in tutti i salotti della bella politica italiana per dire che è un "garantista" del diritto internazionale.


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