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Esistono corpi che si allungano e deputati multi funzione. Spericolati, iperattivi, ipercinetici. Da antologia però l’infortunio occorso al consigliere regionale del Piemonte - e assessore al Lavoro - Roberto Rosso. Per indiscutibili problemi di salute (un check-up da fare a Firenze), Rosso ha dovuto saltare la riunione del consiglio regionale convocato la settimana scorsa nell’urgenza della crisi economica e del dramma della disoccupazione.
Però, e qui sta la sfortuna, Rosso è stato visto nello stesso giorno, e poche ore dopo, armeggiare a Roma con la pulsantiera della Camera dei deputati, luogo dove infatti egli siede da anni come membro di diritto. Deputato e consigliere regionale e assessore: tre incarichi in uno. Il cumulo, in un Paese in cui il vero potere si manifesta attraverso la super poltrona, è contra legem. Ma naturalmente si fa. La Costituzione all’articolo 122 lo vieta senz’altro aggiungere e patteggiare. Non si può fare. Non si può essere consigliere regionale e deputato (o eurodeputato), o sindaco di una grande città . In ventidue alle scorse elezioni regionali si sono candidati pur essendo incandidabili. Hanno chiesto voti senza la possibilità di rappresentarli. Dei ventidue parlamentari dal doppio o triplo incarico (non sempre e non necessariamente dal doppio o triplo stipendio), undici continuano a fare le bizze e aspettano, distratti, che il tempo passi invano. Mara Carfagna, per esempio. Ministro e deputato. Aveva avvertito prima delle elezioni che non avrebbe mai fatto il consigliere regionale della Campania, ufficio a cui però si è candidata per sottoporsi alla prova del nove: un leader - se vuole essere tale - deve farsi valere nel giardino di casa. Eccola lì a raccogliere voti a strascico. Ne ha presi infatti migliaia. Adesso però, prima di buttarli nel cestino, pazienta e riflette. La Giunta delle elezioni, organismo che deve intimare la scelta, ha già annunciato per il prossimo 3 giugno l’inizio del processo.
In tanti hanno però ancora le idee confuse. Tra di essi due presidenti di Regione: Cota (Piemonte) e Caldoro (Campania). Ma anche dichiarare l’incompatibĂlĂtĂ e far decadere il cumulante dall’incarico che non poteva assumere - un atto semplice e quasi istantaneo - resta un esercizio impervio. La commissione parlamentare finora non ha potuto. La Lega diserta, il Pdl ha seri problemi ad essere presente. «Abbiamo una riunione con Berlusconi», ha detto Giorgio Stracquadanio al presidente della Giunta nell’ultima seduta del 27 maggio. Legittimo impedimento. «Abbiamo poi scoperto che la riunione era di sera, mentre la nostra era convocata alle 14.30. Che cĂ vuol fare. Ci provano e ci riprovano», dice la bolognese Donata
Lenzi, del Partito democratico. Non sa la Lenzi che nella scorsa legislatura molti suoi colleghi di partito patirono i medesimi dubbi. Alcuni pensarono che si potesse fare tutte e due le cose. E si potesse ricevere anche il doppio stipendio per la doppia fatica. Però, ecco la cattiva notizia, quattro ex cumulanti lucani si sono adesso ritrovati in mano un invito a dedurre dalla Procura regionale della Corte dei Conti. I conti sì. Il procuratore rivuole i soldi. In tutto fanno 106 mila euro: due mesi di emolumenti ricevuti indebitamente dalla Regione Basilicata.
Alessandra Mussolini ha stupendamente risolto la querelle: «Ho già dato disposizione al mio staff di devolvere interamente il mio stipendio di consigliere regionale della Campania ai bambini napoletani». Mussolini devolve in beneficienza soldi non suoi, per giunta ricavati da un incarico che la Costituzione le impedisce di ricoprire. Semplicemente mirabile.
L’idea del sedere extralarge è così comune che si pensa a come distinguersi. Al top dei cumulanti il leghista Gianluca Buonanno. Deputato a Vercelli, ma consigliere regionale in Piemonte. Però anche sindaco di Varallo Sesia e contemporaneamente vicesindaco di Borgosesia. Incredibile. Imperdibile. «Metta però che prima di fare il sindaco a Varallo sono stato sindaco a Seravalle. E a Borgosesia sono assessore esterno, ma con una lista che porta il mio nome. Sono sul territorio, sempre e comunque. Come vuole Bossi».