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Oggi si annuncia battaglia in Aula al Senato sul ddl intercettazioni. E scontro in particolare sull’undicesimo emendamento presentato dal Pdl, quello che - a sorpresa - vuole introdurre la possibilità di applicare la nuova legge anche a tutti i.«procedimenti pendenti». Ed è scontro, di conseguenza, anche sui tempi, perché l’opposizione vuole tornare in Commissione mentre la maggioranza vuole incassare - festività del 2 giugno permettendo il «sì» del Senato entro questa settimana.
Da fonti della presidenza del Senato filtra una valutazione che oggi si dimostrerà determinante. E cioè che ormai la situazione è cambiata rispetto a quando la scorsa settimana Schifani aveva affermato che su singoli emendamenti si sarebbe potuto tornare a discutere in commissione giustizia. E questo perché gli emendamenti presentati dal Pdl, con il consenso anche della Lega., non sono così innovativi da richiederlo. Inoltre al secondo piano di Palazzo Madama si aggiunge che il margine di azione e mediazione del Presidente è di fatto esaurito perché gli emendamenti della maggioranza sono su molti punti migliorativi e sono venuti incontro alle richieste dell’opposizione.
Ormai - si fa sapere -la maggioranza chiede di andare al voto il prima possibile, velocizzando l’iter, e una precisa sollecitazione in questo senso è stata fatta sul presidente del Senato. Resta da vedere quanto peserà l’applicazione della legge «ai procedimenti pendenti», e se, soprattutto, l’opposizione darà seguito alla minaccia di occupare l’Aula, come era stato prospettato dal capogruppo del Pd. Durante il weekend Anna Finocchiaro ha mantenuto un silenzio-stampa che potrebbe essere interpretato come la classica quiete prima della tempesta. In ogni caso si preannunciano una gragnola di emendamenti e una tattica ostruzionistica che potrebbe comportare per il governo il ricorso alla fiducia (ipotesi questa smentita però dal ministro della Giustizia Alfano). L’altra «incognita» e rappresentata dai finiani. In base ad un gentlemen agreement intercorso tra i due presidenti delle Camere, Fini si sarebbe impegnato a far approvare, nel giro di un paio dì settimane, in terza lettura, il testo varato dal Senato. Il che vuol dire: senza ulteriori modifiche che comporterebbero un quarto passaggio al Senato. Ma questo significa anche che tutto si giocherà in questi giorni a Palazzo Madama. Giulia Bongiorno, presidente della Commissione giustizia di Montecitorio, ha passato sabato e domenica in colazioni di lavoro, telefonate, e studio per soppesare il testo degli emendamenti, il loro impatto normativo in particolare sulle indagini in corso e anche sui processi già a dibattimento nei vari gradi di giudizio. L’applicazione immediata ai processi in corso non rientrava infatti nella mediazione condotta da Alfano con Fini.
Sempre al presidente Fini si è rivolta la sorella di Stefano Cucchi, Ilaria, con una lettera aperta in cui afferma che se le nuove norme fossero state già in vigore, quando è morto suo fratello, a lei e ai suoi familiari sarebbe stato impossibile documentare pubblicamente, se non infrangendo la legge, lo stato in cui era stato ridotto. «Caro presidente, se non avesse visto quelle terribili foto non avrebbe potuto percepire la profonda falsità ed ipocrisia della verità ufficiale». Radio Radicale sottolinea che «la possibilità di ascolto integrale delle udienze» di grandi processi di interesse pubblico (da Moro a Ustica, a Calciopoli) che vengono trasmessi da tre decenni nello «Speciale giustizia», «viene messa a rischio dal divieto di registrazione dei processi». Sul, piede di guerra l’Associazione nazionale magistrati, in polemica con il governo anche per gli eventuali tagli allo stipendio dei magistrati. Oggi il sottosegretario alla presidenza, Gianni Letta, che incontrerà i vertici dell’associazione, proverà ad evitare lo sciopero.