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Candidato all'isola

• da Libero del 1 giugno 2010

di Marco Gorra

 

Mario Clemente Mastella fa un altro passo verso il Nicaragua. La partecipazione dell’ex ministro della Giustizia all’Isola dei famosi è un’ipotesi sempre più concreta. In questi giorni il leader dell’Udeur si è sentito con Giorgio Gori (era stato proprio il dominus di Magnolia, intervistato da Libero, a lanciare il sasso) e i contatti tra i due dovrebbero intensificarsi nelle prossime settimane. E le intenzioni delle
controparti lasciano presagire il meglio. Anche perché l’approdo sull’isola più celebre della tv, per l’uomo di Ceppaloni, rappresenterebbe il coronamento di una carriera - politica e forse anche esistenziale - che ha lavorato in questa direzione da tre decadi almeno.
Clemente, sull’isola dei famosi, ci è sbarcato da quel dì. Televoto, risse, reality, lacrime, digiuni e palmizi, sgambetti tra consorterie più o meno improvvisate. Persino l’ambivalenza degli spettatori, che in pubblico dichiarano orgogliosi di non avere mai avuto nulla a che fare con quella robaccia lì e che poi, nel segreto dell’urna come in quello del tinello, cedono. Tutto, nella storia politica di Mastella, si presta ad essere letto come un titanico prequel del venturo show televisivo.
Televoto - cui si devono, in ultima analisi, le fortune di Mastella. Tardi anni’70: il giovane Mastella è appena entrato in Rai via . De Mita (tre giorni di sciopero della redazione non sono valsi a far saltare l’operazione) e già pensa in grande. Mette a punto un piano diabolico: approfittando della solitudine offertagli dalla pausa pranzo, militarizza i centralinisti e ordina di chiamare a raffica tutti i Comuni del Beneventano ed introdurlo come un non meglio chiarito dirigente Rai. «E segnalavo questo nostro bravo giovane da votare: Clemente Mastella. Funzionò». Risse - Dalle truppe mastellate in trasferta a Roma per i congressi della Dc (obiettivo: menare quelli di Forze nuove) alla crepuscolare serata della caduta dell’ultimo governo Prodi, coi suoi che si sputano addosso mentre lui legge una poesia di Neruda (che poi si scoprirà essere apocrifa). La rissa, meglio se con telecamera nei paraggi è la grande costante.
Reality - Già sperimentato anche qui. Berlino, gennaio 2001. L’Udeur protesta contro il Ppe riunito a congresso, e interviene la polizia. Vola qualche strattone e Clemente perde la testa: si fa incontro agli agenti sventolando il tesserino di Strasburgo e proprorompe nelle seguenti, testuali parole in anglobeneventano: «Cose ‘a pazzi... Cose’a pazzi! Ai a parlamentary europei! Aim mai uaif Mia moglie! Che cazzo fate qua? Che state facendo? E’ indegno». Una telecamera tremolante riprende il tutto, e la Storia è servita.
Lacrime - 16 gennaio 2008. Con la moglie arrestata di fresco, Mastella si dimette da Guardasigilli. E a Montecitorio è melodramma: «Mi dimetto, getto la spugna» dice lui con dei luccico ni grossi così (appresa la notizia, anche la signora Sandra si farà vincere dalla commozione).
Digiuni & palmizi - Dalla mole non si direbbe, ma Mastella una sua consuetudine col digiuno forzato ce l’ha. Estate 2002: Rutelli vuole tagliare fuori l’Udeur da una faccenda di finanziamento pubblico e Clemente inscena la suprema protesta: sciopero della fame. I soldi rientrano poco dopo, la protesta pure e l’impepata di cozze anche. Quanto ai palmizi, resta nella storia il giovane Mastella che, in diretta tv, accusa Marco Pannella di fare gli scioperi della fame per finta: «L’ho visto che si ingozzava al villaggio Valtur in Africa». Seguono rissa e carte bollate. «Ma avevo un testimone», rilancerà lui anni dopo, «il
direttore del villaggio».
Sgambetti tra consorterie - Sarà che sempre di corrente del Golfo si tratta, ma qui Mastella non ha rivali. Dai fasti del demitismo rampante alle alchimie della diaspora, Clemente ha sempre dimostrato di padroneggiare come pochi altri i segreti del correntismo. Coalizzare i naufraghi gli uni contro gli altri (continuando ovviamente a trattare con ambo le parti all’insaputa degli altri) per lui sarà un gioco da ragazzi. L’unico aspetto svantaggioso della faccenda rischia di essere quello economico. Il cachet del reality è quello che è, e in più la, produzione obbliga i partecipanti a versarne la metà in beneficenza.
Mala, malissima parata per uno che, appena reinsediatosi a Strasburgo l’estate scorsa, ebbe a stracciarsi le vesti perché «qui ti danno la diaria di 290 euro. È una miseria! Questi non sanno quanto si prende al Parlamento italiano». E per tacere della pensione da parlamentare, l’aspettativa dalla Rai, i finanziamenti al partito... Senza contare che, se accettasse di imbarcarsi, l’opinione pubblica con buone probabilità gli imporrebbe - e con le cattive - le dimissioni istantanee. Di positivo c’è che la signora Sandra è stata rieletta, consigliera regionale in Campania, e fanno suppergiù 6mila euro al mese. Il vitto è salvo


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