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La pedina sfumata di Bersani

• da Il Tempo del 1 giugno 2010

di Fabio Torriero

 

«A tagliare così sono capaci pure i bambini. Non c’è una politica economica degna del nome. Tremonti fa come il sarto che, per due anni sbaglia vestito; le correzioni non bastano».. Pier Luigi Bersani, per uscire dal vicolo cieco in cui si è messo il Pd, in crisi di idee, proposte e leader, lesta provando proprio tutte. Anche cambiare mestiere: il sarto.
«l cattolici? Ingredienti dei Pd». La nuova definizione è ancora di Bersani. Dopo le correnti della prima Repubblica, le componenti della seconda, arrivano ora gli ingredienti. I cattolici di centrosinistra sono, dunque, un composto per una pasta liofilizzata o per una bibita gassata o per una torta? Qualcuno spiegherà a Bersani che la politica non è mangiare? Perché se pensi unicamente a mangiare, finisci quasi sempre per essere mangiato.
Due metafore ha coniato il Cavaliere. Riguardano il potere che, malgrado il suo noto decisionismo aziendalista, apprezzato da larga parte della popolazione (basti osservare i sondaggi), non riesce a gestire pienamente. Quando Silvio Berlusconi riceve i suoi ospiti a Palazzo Chigi, finge di cercare sotto il tavolo. Alla caccia delle cimici? No, dei bottoni. Un comportamento giustificato da una tesi: «Siamo nella famosa stanza dei bottoni, ma io continuo a cercarli e non li trovo».
L’altra osservazione, invece, ha il sapore littorio. «Mussolini si lamentava che comandavano i gerarchi, figurarsi io». Due dubbi: chi sono i gerarchi che comandano al posto suo? Si organizzi un concorso a premi. Col richiamo mussoliniano, però, si è dato indirettamente del duce. Ma su questo ci eravamo abituati: dopo l’autodichiarazione monarchica e medievale «sono l’unto del Signore», si tratta pur sempre di un ridimensionamento.
Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha annunciato: «Entro il 2013 rivoluzione fiscale e riforma della giustizia completa. Il governo deve essere stabile e la parola sacrifici viene prima della parola successo». Una gerarchia di parole che indubbiamente ribalta la tradizionale filosofia berlusconiana. Anche lui un gerarca che eterodirige Benito-Silvio? No, vista l’età, -al massimo, un balilla.
Emma ha detto no, ma non è Emma Bonino. È il presidente della Confindustria. Anzi, i suoi aquilotti hanno detto no. Al premier Berlusconi che, durante il suo intervento all’Auditorium, ha osato dire: «Alzate la mano se volete la Marcegaglia al governo». Una richiesta solenne cui è seguito un imbarazzante gelo senza alzate di mano.. Ma chi pensa a un autogol di Silvio sbaglia. Il presidente del Consiglio non aveva gradito le critiche di Emma alla recente manovra economica, ergo le ha fatto capire: visto che polemizzi, assumiti le tue responsabilità e dacci una mano.. Poi, era stata appena riconfermata dalla platea con votazione bulgara. Un viatico a mandarla a Palazzo Chigi avrebbe suonato come una A contraddizione rispetto al voto interno.


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