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"Falsità su di lui". I sospetti in Vaticano

• da Corriere della Sera del 3 giugno 2010

di Gian Guido Vecchi

 

Certo «i polveroni» non fanno mai piacere, tanto meno nel Paese del Papa, ma i toni appaiono tranquilli, «non c’è alcun motivo per prendere sul serio accuse simili», «nessuna preoccupazione», «sono bufale, Zollitsch ha la coscienza a posto»: a sondare voci differenti ai piani alti del Vaticano resta immutata, anche in via riservata, la stima nei confronti del capo di una conferenza episcopale indicata in questi mesi di crisi a modello di trasparenza e rigore.
Ufficialmente, del resto, padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, rimanda alla «risposta adeguata» data dalla diocesi di Friburgo, una smentita subito ripresa («False le accuse contro monsignor Zollitsch») dalla Radio Vaticana e diffusa dalla Santa Sede: l’arcidiocesi ha saputo «solo nel 2006» del caso di abusi nel monastero di Birnau, l’ordinariato di Friburgo segnalò «rapidamente» i sospetti all’ordine cistercense, nell’87 Zollitsch «non ha in alcun modo» confermato il posto «di questo sacerdote» che è un monaco e non dipende dalla diocesi ma dal suo abate. I media tedeschi e il movimento «Noi siamo chiesa» avevano tirato in ballo il presidente dei vescovi tedeschi già all’inizio di marzo, accusandolo di aver coperto nel ‘91 un sacerdote («Franz B.») che commise abusi a Oberharmersbach, nella Foresta Nera.
«Accuse infondate», replicò la diocesi, mentre lo stesso Zollitsch assicurava alle vittime: «Non volevamo nascondere nulla», pur riconoscendo che oggi avrebbe cercato «con più energia testimoni e vittime».
L’arcivescovo di Friburgo non si è mai tirato indietro, in questi mesi, ha ammesso che anche la Chiesa tedesca come «l’intera società» nascose «per anni» gli abusi e ha guidato il nuovo corso. A conferma della stima di cui gode Oltretevere, basterebbe il fatto che il 16 aprile, in occasione del compleanno di Benedetto XVI, l’Osservatore Romano affidò proprio a Zollitsch l’editoriale («Un pontificato spirituale») di elogio al Papa. Soprattutto, il 12 marzo, dopo aver parlato 45 minuti col Papa, fu lui ad annunciare in Vaticano una linea che «può essere considerata un modello utile e ispiratore per altre Conferenze episcopali che si trovino a fronteggiare analoghi problemi», fece notare padre Lombardi. «Sostenuto» dal pontefice, Zollitsch disse che la Chiesa avvenne «informato l’autorità giudiziaria», spiegando che «il processo dello Stato non è subordinato a quello ecclesiale».
E ancora il monito ai responsabili perché «si costituiscano», indagini a tappeto (con numero verde per segnalazioni) e denunce, l’impegno «a far piena luce senza falso rispetto per nessuno», «prevenzione»
e «vigilanza» nelle parrocchie. Sempre lui anticipò che l’ex Sant’Uffizio stava studiando «nuove norme contro la pedofilia», come l’abolizione della prescrizione. Una linea di rigore che ha portato alle dimissioni - accettate dal Papa un mese fa del vescovo di Augusta Walter Mixa, sospettato di pedofilia (ma nel frattempo la procura ha fermato l’indagine per mancanza dì prove), appropriazione indebita di fondi (si comprò pure un’incisione del Piranesi) e maltrattamenti (ammessi) su minori. Che proprio Zollitsch venga ora «attaccato» è considerato «sospetto», Oltretevere. E l’accusa è ritenuta «infondata», come dicono a Friburgo: «Priva di sostanza: sia per contenuto, sia per competenza».



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