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Pensione, Manieri: Il Governo italiano dimentica di rispondere prontamente alla condanna avanzata dalla Corte Europea per la equiparazione dell'età pensionabile delle donne nel pubblico impiego

3 giugno 2010

  • Dichiarazione di Valeria Manieri- Direzione Nazionale di Radicali Italiani

Il Governo italiano dimentica- di nuovo!- di rispondere prontamente alla condanna della Corte Europea per la equiparazione dell'età pensionabile delle donne nel pubblico impiego.

Arriva dunque, a distanza di un anno dalla condanna ufficiale dell'Ue, l'ultimatum da Bruxelles.

Tutto questo pressappochismo politico italiano lascia stupefatti, poiché negli scorsi mesi sembrava quasi "cosa fatta": Brunetta rassicurava sulla misura trattando con il Governo, come chiesto dai Radicali e da Emma Bonino, e prometteva di vincolare i risparmi derivanti da tale misura. Fino a qualche mese fa, le cifre ufficiali sulla misura di equiparazione nella p.a. parlavano di oltre  2,3 miliardi di euro in otto anni. Dalle intenzioni del Governo allora, si rallentava parecchio pero' sull'attuazione effettiva di equiparazione, rendendo l'aumento dell'età pensionabile progressivo, spalmando su 10 anni gli scalini che portano  a 65 anni  l'uscita dal lavoro. Cosa di per sè insoddisfacente, oltre che non possibile dopo una condanna europea. Infatti, pur rispondendo alla richiesta della Ue, l'intenzione italiana prevedeva comunque il perpetrare della discriminazione per 10 anni, non soddisfacendo affatto la Commissione europea. E infatti pare che i motivi della missiva europea ai danni dell'Italia siano anche su questo ulteriore punto, oltre che all'inappropriato temporeggiare.

 

Avevamo chiesto come Radicali, anche attraverso una mozione parlamentare e diverse conferenze stampa, dopo quasi tre anni di iniziativa su questo tema, che i 2,3 miliardi scaturenti dalla misura fossero vincolati al finanziamento di servizi come asilo nido e voucher e al fondo non autosufficienti.

 

Ennesima strigliata europea, imbarazzo italiano. Ora  Brunetta, Sacconi e soprattutto Tremonti, dovranno per direttissima inserire l'equiparazione dell'età pensionabile nella P.A. all'interno della grande manovra di riordino dei conti pubblici italiani.

 

Piccola nota a margine, ma nodo politico fondamentale sulla misura di equiparazione nel pubblico impiego: siamo sicuri che nel calderone delle disposizioni della manovra tremontiana, avremo la garanzia che i risparmi, come precedentemente accordato, siano destinati al welfare e ai servizi di cura e assistenza?

 

Come diceva qualcuno, a pensar male si fa peccato, ma a volte ci si azzecca: non è che le promesse da marinaio e l'inutile temporeggiare, doveva servire da diversivo per ridursi in extremis a una manovra generale che, in una ottica di presunta austerità, prenda qui e là, senza riforme strutturali, e senza reinvestire opportunamente in servizi ove necessario?

Questi 2,3 miliardi, basterebbero per finanziare piani straordinari sui nido e voucher, e consentirebbero alle donne italiane di tirare un poco il fiato, in attesa di riforme ancor più strutturali.

 

Quanto avremmo bisogno oggi di meno pensioni più welfare to work, di innalzamento dell'età pensionabile in cambio di ammortizzatori sociali, proprio mentre si parla di riduzione del debito pubblico e di lievi riprese dalla crisi ma senza occupazione (jobless recovery), metre l'Italia sfiora l'8,9% di disoccupazione, il 29,5% di disoccupazione giovanile, il 10% di disoccupazione femminile.

 

Insomma il nostro 8.9% di disoccupazione è un dato da leggere con attenzione: il dato peggiore dal 2001, una percentuale  non pessima come quella spagnola, ma anche peggiore di quello di altri paesi come Olanda, Germania, Francia e Inghilterra(7.9%) soprattutto, che dalla crisi hanno ricevuto maggiori contraccolpi date le forti connessioni con il mondo della finanza.

Dunque una percentuale destinata probabilmente a restare, a stagnare, come tante cose, in questo nostro Paese /palude.



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