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Ospedale del mare a rischio vulcanico

• da La Discussione del 4 giugno 2010

di Carmine Alboretti

 

Interrogazione dei senatori radicali Donatella Poretti e Marco Perduca alla Presidenza del Consiglio sull’Ospedale del Mare. A detta dei due parlamentari della opposizione il nosocomio, «tra i più grandi di tutta l’Italia Meridionale (450 posti letto, 190 milioni il costo stimato nel 2004), risulta edificato a nemmeno 8 km dal centro eruttivo del vulcano Vesuvio, nel quartiere di Ponticelli: La sua costruzione risulta entro la cosiddetta zona gialla di pericolosità vulcanica, ma a soli 100 metri dal limitare della zona rossa».
Di qui l’iniziativa finalizzata a conoscere «come intenda agire il Governo rispetto alla situazione rappresentata dall’Ospedale del Mare di Napoli, ora che il sito dove é ubicato, secondo i piani della Protezione Civile, dovrebbe rientrare ufficialmente nella cosiddetta zona rossa di rischio vulcanico» e «se il Governo non reputi opportuno effettuare ulteriori accertamenti e ad adottare ogni iniziativa (convocando per esempio i maggiori vulcanologi internazionali) volta al fine di evitare il prodursi di una tragedia di immane gravità quale si annuncia possibile nel prossimo futuro».
I senatori hanno preso spunto dalla notizia, riportata con grande evidenza, dagli organi di informazione nazionali, che la Protezione Civile riterrebbe necessario allargare la zona rossa intorno al Vesuvio fino a comprendere anche porzioni del territorio di Napoli est, con conseguente previsione di una revisione del Piano di Evacuazione che non riguarderà più 500-600 mila persone come previsto. Nel mirino anche le dichiarazioni rese alla stampa dal capo del Dipartimento Guido Bertolaso su Ischia («l’Epomeo potenzialmente ha il colpo in canna peggiore di tutti. Nel suo ventre si sta caricando una camera magmatica che potrebbe esplodere con conseguenze drammatiche») che hanno aperto un ampio dibattito tra addetti ai lavori ed esponenti del mondo scientifico.
A tale riguardo due esperti come i professori Benedetto De Vivo e Giuseppe Rolandi, citati nella interrogazione, ebbero modo di evidenziare la fondatezza dell’asserzione: «La cosa non può che fare piacere in quanto da anni ci battiamo per una revisione del Piano di Evacuazione, e da tempo, inascoltati, denunciamo il fatto che quello che sarà il più grande Ospedale dell’Italia meridionale, l’Ospedale del Mare, sia in costruzione a solo 100 metri di distanza dal limite della zona rossa (e comunque ben dentro la zona gialla) nella frazione Ponticelli di Napoli».
Che cosa succederà adesso? E’ evidente che occorre attendere la risposta da parte della Presidenza del
Consiglio. Il piano d’emergenza elaborato
dalla comunità scientifica, che ha come scenario di riferimento l’evento esplosivo del 1631, individua tre zone a diversa pericolosità definite: rossa, gialla e blu. La prima delimita l’area immediatamente circostante il vulcano, ed è quella potenzialmente soggetta alla invasione dei flussi piroclastici, che sono le miscele di gas e materiale solido ad elevata temperatura che, scorrendo lungo le pendici del vulcano ad alta velocità, possono distruggere in breve tempo tutto quanto si trova sul loro cammino. La zona rossa comprende 18 Comuni per un totale di circa 200 kmq di estensione e poco meno di 600 mila abitanti.


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