Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
dom 12 mag. 2024
  cerca in archivio   RASSEGNA STAMPA
Ultimatum UE: donne in pensione a 65 anni

• da il gazzettino del 4 giugno 2010

di Alvise Fontanella

 

Due mesi di tempo per cambiare le norme attuali ed equiparare «immediatamente» l’età pensionabile tra uomini e donne nella pubblica amministrazione. E’ l’ultimatum che la Commissione Ue - il governo dell’Unione Europea - ha notificato a Roma. Altrimenti, l’Italia sarà nuovamente deferita alla Corte di giustizia europea, che in materia s’è già pronunciata, dando torto all’Italia: trattamenti differenti tra i due sessi sono fuori delle norme comunitarie. L’inottemperanza di un Paese può essere punita con multe colossali, tali da incidere pesantemente sul bilancio dello Stato.
Nella lettera che il governo di Bruxelles ha inviato a Roma, firmata dal vicepremier europeo Viviane Reding, si intima alle autorità italiane di adeguarsi immediatamente alla sentenza della Corte europea di giustizia che già nel 2008 chiedeva al nostro Paese di innalzare l’età pensionabile delle dipendenti pubbliche, portandola da 60 a 65 anni, lo stesso livello previsto per i colleghi maschi.
Allora il governo di Roma aveva risposto modificando la normativa, e innalzando gradualmente l’età pensionabile delle donne, fino a portarla, dal 2018, ai 65 anni, come avviene per gli uomini. È proprio questa gradualità che il governo europeo contesta.
La richiesta di Bruxelles è, pari pari, quella di abolire subito il periodo di transizione previsto. Il ministro Renato Brunetta già monta sul primo treno: «Abbiamo il veicolo della manovra e vedremo come rispondere all’Ue e alla Corte di Giustizia europea. Relazioneremo su questo al prossimo Consiglio dei
ministri», ha fatto sapere. «Lunedì vedrò Viviane Reding, vogliamo capire quanto sia cogente la richiesta avanzata dalla Commissione Ue - è la reazione del ministro Maurizio Sacconi -. Noi - ricorda - avevamo proposto una gradualità e pensavamo di averla ottenuta. Ora in sostanza ci chiedono di accorciare i tempi. Cercheremo di negoziare al meglio per una soluzione che vorremmo definitiva». Sull’esito del negoziato, il ministro Roberto Maroni non pare troppo ottimista: «Quella di Bruxelles non è una raccomandazione ma un’ingiunzione, è difficile non ottemperare». Un’arrendevolezza sospetta per l’opposizione e per la Cgil: «Il richiamo della Commissione Ue appare, per com’è formulato, un curioso aiuto al governo» osserva Sergio Cofferati. Per il Pd, invece, l’ingiunzione della Ue è una «sonora bocciatura per il governo italiano - affermano Cesare Damiano e Sandro Gozi. Noi proponiamo a Sacconi di equiparare l’età pensionabile tra i sessi, fondandola sulla flessibilità: si può andare in pensione tra i 60 e i 70 anni, con scelta volontaria». «L’equiparazione uomo-donna dell’età pensionabile - osserva la radicale Emma Bonino l’Europa ce la chiede da tempo, è ora di farla e subito». «Equiparare bisogna - riconosce Lorenzo Cesa (Udc) ma allora portiamo a standard europeo anche i servizi: asili nido, scuole, assistenza agli anziani». Rosanna Dettori, segretario Fp-Cgil, non si fa impressionare dagli ultimatum di Bruxelles: «L’Italia - fa sapere - negli ultimi due anni ha collezionato 150 procedure d’infrazione, di cui 60 tuttora pendenti. Perché dovremmo obbedire solo quando a pagare sono le donne?».


IN PRIMO PIANO







  stampa questa pagina invia questa pagina per mail