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Intercettazioni, intesa nel Pdl. Cade il limite dei 75 giorni

• da Corriere della Sera del 4 giugno 2010

di Dino Martirano

 

La maggioranza annuncia una seconda cura d’urgenza per il ddl intercettazioni. Il testo cambierà ancora in una decina di punti controversi segnalati dall’opposizione e dai finiani - ma non vedrà snaturata la sua impostazione finalizzata a ridurre il numero degli ascolti autorizzati dalla magistratura e a cancellare le pubblicazioni dei verbali prima del processo.
La svolta messa a punto dai vertici del Pdl si tradurrà in un maxi emendamento del governo da presentare nell’aula del Senato già la prossima settimana. Prevista una raffica di modifiche che in buona sostanza smussano i più vistosi intralci alle indagini previsti dal ddl: cade, per esempio, il limite di 75 giorni per la durata massima delle intercettazioni. Ma ci sono anche altre novità in vista - mirate con chirurgica precisione dal ministro Angelino Alfio e dal consigliere giuridico del premier Niccolò Ghedini che riguardano le intercettazioni ambientali: le cimici infatti, secondo il testo attuale, si possono piazzare solo se la magistratura ha la certezza che in un determinato luogo si stia consumando un reato.
E anche l’opposizione ha dato un segnale di apprezzamento sulla norma che sposta i confini per l’applicazione del segreto di Stato. Spiega Anna Finocchiaro (Pd), che pure chiede lo stralcio della norma sugli 007 inserita nel ddl Alfano: «L’emendamento presentato dal governo sulle intercettazioni effettuate su utenze appartenenti ai servizi di sicurezza è oggettivamente, sia pure in modo parziale, migliorativo del testo precedente proposto e votato dalla maggioranza. La nuova versione, infatti, limita, se pur in modo impreciso, l’opponibilità del segreto di Stato». Si compiace il capogruppo Maurizio Gasparri (Pdl): «Faremo una valutazione se mantenere in questo testo la norma sul segreto di Stato ma l’importante è che anche il capogruppo Finocchiaro riconosca che la norma suggerita dal governo sia più restrittiva di quella contenuta. nella versione attuale del ddl». Ma gli articoli in via di rielaborazione sono anche altri e questo fa dire al presidente del Senato, Renato Schifani, che anche ieri ha continuato la sua opera di mediazione, di essere soddisfatto perché così si rasserena il clima in vista dell’aula convocata per martedì. Tra le modifiche concordate, la più importante, dunque, riguarda la caduta del muro dei 75 giorni che appena due giorni fa sembrava invalicabile: il termine massimo entro il quale il pm deve contenere le intercettazioni, dunque, potrà essere prorogato (di 48 ore in 48 ore) se questo serve ad evitare la consumazione di un altro reato o a favorire la cattura di un latitante. Così, segnala il relatore Roberto Centaro, viene riformulata anche la norma transitoria: per le intercettazioni in corso, al momento di entrata in vigore della legge, vengono fatti salvi gli atti già raccolti ed è stabilito che gli ascolti (salvo le proroghe di 48 ore) possono andare avanti per «ulteriori 75 giorni».
Questo è un punto molto importante, osserva il senatore finiano Giuseppe Valditara, che sottolinea anche un altro successo: «Viene meno l’automatismo secondo il quale anche per i procedimenti in corso il procuratore generale deve sostituire il pm che ha espresso pubblicamente una valutazione sull’inchiesta. Ma ve lo immaginate che impatto avrebbe questa norma sui processi?». Il vicecapogruppo Gaetano Quagliariello ha poi annunciato che verrà rivista la norma anti-Radio Radicale (l’emittente che trasmette in diretta le udienze dei processi): se anche una parte si opporrà alla pubblicità del processo, sarà sempre il presidente della Corte d’Appello a decidere se autorizzare o meno la trasmissione. Rimane invece l’emendamento del Pdl che cancella l’arresto obbligatorio per i casi di flagranza quando si verifica una violenza sessuale di «lieve entità» sui minori.
Su queste modifiche, Andrea Orlando (Pd) è cauto e attende di leggere gli emendamenti. Antonio Di Pietro (Idv) parla di «rattoppi», finalizzati ad «addolcire la pillola».


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