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Legge-bavaglio, il Pdl cambia rotta intercettazioni anche oltre i 75 giorni

• da la Repubblica del 4 giugno 2010

di l.mi.

 

E tre. Terza riscrittura degli emendamenti sulle intercettazioni. Con pubblica marcia indietro del governo e della maggioranza. Dichiarata al terzo piano di Palazzo Madama, dove hanno lo studio il capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri e il suo vice Gaetano Quagliariello. L’ordine di scuderia è quello impartito il giorno prima da Berlusconi. Si cambia non perché lo hanno chiesto i finiani ma perché lo ha suggerito Napolitano. Tant’è che il relatore Roberto Centaro dichiara: «Stiamo seguendo le indicazioni del Quirinale». E per evitare equivoci gli fa eco Quagliariello: «L’appello rivoltoci dal capo dello Stato ha avuto un’obiettiva risposta». Ma questa è l’ultima offerta: ora il ddl, avverte il Pdl, deve essere approvato «in tempi brevi e con la massima condivisione» Riunione alle 15 con il Guardasigilli Angelino Alfano che, per sottrarsi ai cronisti, se ne va sempre dall’uscita secondaria. Il compito di esporsi alle telo lascia a Gasparri, Quagliariello, Centaro, al presidente della commissione Giustizia Filippo Berselli. Stavolta si sfilano pure il sottosegretario Giacomo Caliendo e gli avvocati del premier Niccolò Ghedini e Piero Longo che corrono alla Consulta per la giustizia, presieduta dal medesimo Ghedini, dove si ratificano le modifiche. Cambiamenti rilevanti, accolte le richieste dei finiani, che con Italo Bocchino e Andrea Augello lasciano trasparire una prima, cauta soddisfazione. Il primo: «Mi sembra ci siano passi avanti positivi». Il secondo: «Non possiamo non registrare notevoli passi in avanti». Cauto il responsabile giustizia del Pd Andrea Orlando: «Aspettiamo di leggere gli emendamenti prima di dire se vanno nella direzione giusta». Le modifiche: crolla l’argine dei 75 giorni concessi ai pm per intercettare tutti i reati (tranne mafia e terrorismo). Spiega Gasparri: «In presenza di nuovi ed evidenti fatti potranno prorogare di 48 ore, con successiva ratifica del tribunale collegiale». Di proroga in proroga si potrà andare avanti finché si manifestano i nuovi indizi criminali. E un passo avanti, ma subito lo bocciano i funzionari di polizia di Enzo Marco Letizia: «E un’ipotesi che strozzerebbe le indagini in un cappio burocratico, quando è ben noto che hanno bisogno dí tempo».
Per il Pdl invece è una «grande concessione». In grado di risolvere altri due nodi, quello dei reati "spia", i delitti che possono far scoprire un’attività mafiosa, e quello della norma transitoria che sembra fatta apposta per bloccare le intercettazioni in atto. Con i 75 giorni prorogabili anche peri reati "spia" il pm
potrà proseguire nell’ascolto. Ma Centaro polemizza con i finiani che hanno chiesto di rendere quei delitti
sempre intercettabili: «Che me li indichino uno per uno. I reati "spia" possono essere tutti, dal furto alla corruzione, così ci rientra tutto il codice penale. Chi chiede questo non sa di che parla e la sua è una richiesta strumentale». Fatto sta che adesso anche estorsione, traffico di rifiuti, usura si potranno intercettare per più di 75 giorni.
E sempre con i 75 giorni i berluscones vogliono risolvere la contraddizione di come applicare la legge ai processi in corso. E sempre Centàro a ricordare il principio del tempus regit actum, per cui fatta la legge essa si applica. Ma dopo le insistenze dei finiani e del Quirinale si specificherà che il ddl non si applica ai processi m corso, i quau andranno avanti con le vecchie regole, tranne che per la durata dei 75 giorni, ma con la possibilità di proroga. E si chiarirà che «tutti gli atti compiuti fino a quel momento sono validi».
Cedono sugli ascolti ambientali che avrebbero voluto autorizzare solo «nei luoghi dove si sta commettendo un reato». Invece, e lo spiega Berselli, la cimice potrà essere messa «dove si possono acquisire elementi fondamentali per le indagini o per impedire la commissione di nuovi reati». Gli ultimi due passi indietro: sui processi in tv e sull’allontanamento dei pm sospettati di una fuga di notizie. Quagliariello annuncia: «Ci sarà l’emendamento salva Radio radicale». E salva Un giorno in pretura.
Una delle parti del processo potrà negare l’ok alle riprese, ma l’ultima parola spetterà al presidente della
Corte d’appello. Quanto ai pm passa l’appello del procuratore Piero Grasso: anche se denunciato, il pm
lascerà il processo solo se a deciderlo sarà il capo dell’ufficio. Senza automatismi che avrebbero fatto il gioco di indagati e imputati.


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