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Intervento di Rocco Berardo al Consiglio Regionale

4 giugno 2010

 

Intervento di Rocco Berardo del 3 giugno 2010 al Consiglio Regionale nell'abito del Dibattito sulle comunicazioni programmatiche del Presidente della Regione Renata Polverini
Signora Presidente,
dal 28 marzo a oggi sono passati più di due mesi ovvero sessanta di quei cento giorni in cui una nuova amministrazione, un nuovo governo, può produrre un’azione che sia capace di lasciare il segno di un cambiamento,  di dare una visione e una prospettiva agli anni che avrà di fronte. Purtroppo ad oggi per molte ragioni questo cambio di marcia non è stato mostrato in nessun modo. Piuttosto la sua maggioranza ha avuto momenti - e li vive tuttora - di empasse dovuta più all’equa ripartizione dei posti in giunta fra i partiti che la compongono che da grandi obiettivi per la nostra Regione.
 
Non voglio fare della “polemica mediatica che tanto affascina alcuni di noi” (come ha detto nel suo intervento nella seduta inaugurale di questo Consiglio), quello che noi diciamo come radicali da decenni è altro. Non è polemica. E’ un’accusa a quello che definiamo Regime Partitocratico. Regime Partitocratico che badi bene si incarna in modi differenti - ma in egual modo - nella destra e nella sinistra di questo Paese. L’incancrenirsi di questa logica non riguarda le persone che qui siedono, ma è il dato di un vero e proprio sistema che si autoalimenta e si riproduce. L’inerzia di questa Giunta e di questo consiglio può però portare a una complicità che ogni volta che si presenterà, come gruppo radicale in consiglio denunceremo. Non siamo stati mai parte dei consigli che si sono succeduti dal 1995 a oggi, né abbiamo fatto parte di alcuna giunta.  
 
È per questo, Signora Presidente, che il nostro Gruppo Consiliare sarà qui non a rappresentare una mera protesta ma a proporre a Lei e alla sua Giunta a questo Consiglio di rischiare il cambiamento contro la logica "spartitocratica" risultato costante della storia di questo paese. Era la proposta di Emma Bonino Presidente, è la nostra proposta del gruppo Lista Bonino Pannella – federalisti europei.
 
A proposito di Federalismo europeo. Ha fatto bene a riprendere nel suo discorso il tema Europa, quello che Emma Bonino ha cercato di inserire in campagna elettorale. Ci siamo voluti chiamare così nel nominare il nostro gruppo, “federalisti europei”, perché la nostra storia è storia che ha l’obiettivo di superare la dimensione nazionale, localistica inadatta a rispondere alle esigenze del nostro tempo: contro un federalismo identitario abbiamo l’ambizione di proporre un federalismo cosmopolita, dei diritti umani, laico e anche della sussidiarietà.
 
Il nostro federalismo è quello di tipo americano, dei collegi uninominali contro i sistemi proporzionali e partitocratici. Su questo – e questa è la nostra proposta – vorremmo che fosse colta in questa legislatura l’opportunità di modificare un sistema elettorale legato al passato. Dove i candidati sono avversari, prima ancora che di idee opposte alle loro, all’interno dei loro stessi partiti. Gli eletti dei sistemi proporzionali, invece di essere portatori di un’esigenza dei cittadini che rappresentano - portando le istanze dirette di quel territorio, di quell’ambiente, anche di quell’economia e di quella situazione sociale - sono portati ad essere di fatto dei rappresentanti dei loro partiti, più che dei cittadini.
 
“Dal corpo dei malati al cuore della politica”: non è uno slogan, ma è un vero e proprio manifesto politico che l’Associazione Luca Coscioni, uno dei soggetti associativi che costiuiscono il Partito Radicale,  ha promosso con i suoi leader Luca Coscioni e Piergiorgio Welby. Su questo manifesto fonderemo la nostra azione. Nessuna politica può prescindere dal vissuto della persona. 
 
Voglio cominciare dal vissuto dei detenuti. Sulla popolazione carceraria la regione ha una grande responsabilità: la condizione sanitaria. Nel passaggio di competenze della Medicina penitenziaria dalla "Giustizia" alle Asl si è assistito in molte realtà non a un miglioramento della condizione di salute e assistenza dei detenuti ma ad un'efficace - se così si può dire - peggioramento: molte sale operatorie in carcere sono abbandonate, non utilizzabili, costringendo dunque a un supplemento di pena il detenuto e come spesso accade all'impossibilità di avere del personale che possa accompagnare fuori dalla sede del carcere la persona malata, anche per interventi minimi.
 
A proposito di carcere e ospedali o di ospedali che dovrebbero andare in carcere. Le vicende giudiziarie di questi tempi ci raccontano che molte cliniche private avvrebbero illecitamente addebitato al servizio sanitario del Lazio oltre 130 milioni di euro di fatture relative a prestazioni di riabilitazione irregolari o inesistenti. Ecco attenzione. Deve esserci assolutamente su questo un impegno della sua giunta volto a un maggiore dispiegamento di energie e di investimento nell'ambito dei controlli oltre che un lavoro sui parametri che possano registrare immediatamente dove le procedure sanitarie sono evidentemente una truffa ai danni dei cittadini e dei contribuenti. 
 
Lei ha giustamente ricordato l'importanza di portare la nostra regione in Europa. Su questo - in particolare per quanto riguarda i diritti civili - saremmo attenti a che non avvenga il contrario... ovvero che l'Europa si riduca al Lazio. 
Si è appena concluso all'Aia il congresso della società europea della contraccezione che ha ribadito che l’importanza di sostenere una politica per la contraccezione non solo per previnire le gravidanze non desiderate ma come un prerequisitato per il piacere sessuale e la soddisfazione sessuale senza il timore di una gravidanza non pianificata. Documento ufficiale di una società scientifica europea. Di questo si parla in Europa. Maggio 2010.
 
Sulla pillola del giorno dopo, tecnicamente contraccezione d’emergenza, in quasi tutti i Paesi europei si prevede la vendita senza prescrizione medica. La nostra proposta sull'abolizione dell'obbligo di prescrizione da parte del medico è ovviamente una proposta che affrontiamo in sede nazionale. Tuttavia la nostra regione deve  garantire e assicurare l’accesso alla contraccezione d’emergenza al maggior numero di pazienti possibili attivando delle strutture in permanenza poiché il consultorio non è in grado di supplire al numero enorme di donne che ne fanno richiesta. Sarebbe utile e urgente, un’indagine conoscitiva - ma noi radicali gliene possiamo intanto inviare una che le rappresenterebbe la situazione romana - per comprendere come i servizi erogati dalle strutture a questo preposte siano del tutto fuori legge, in particolare quando venga opposta alla prescrizione una obiezione di coscienza che nessuna legge prevede, dunque illegale. 
 
Sull'aborto. La giunta Storace a suo tempo fece una cosa meritoria: inviò a tutti gli ospedali della regione una richiesta affinché nel giro di 24 ore si relazionasse sulla situazione dell’applicazione del legge 194. Al fine di comprendere quale sia lo stato dell’attuazione della legge sull'interruzione di gravidanza sarebbe utile fare un aggiornamento oggi, perché si accorgerebbe, Signora Presidente, che ci sono intere province in cui si effettuano un numero di interventi tale da non coprire l’esigenze di quella popolazione, provocando un esodo verso il Comune di Roma e a tutto ciò che ne consegue in termini di supplemento di pena per la donna. Passiamo alla Ru486 il farmaco è registrato dal mese di dicembre 2009. E' scandaloso che una Regione che vuole essere europea non abbia ancora praticato un solo intervento con questa procedura. Tanto più che l'utilizzo di quel farmaco anche nei casi di intervento chirurgico aiuterebbe la donna a provare meno dolore. 
 
Concludo, Presidente, con una proposta: la riforma degli Open Data
Cosa sono gli open data? Sono i dati aperti, letteralmente. Ovvero tutto ciò che è conosciuto da un'amministrazione viene completamente rilasciato. Oggi persino il bollettino ufficiale regionale bisogna pagarlo e averlo in cartaceo, altrimenti non si può conoscere. E' questo che dobbiamo aprire: l'economia dell'immateriale che può portare nuove risorse in tempo di crisi per la nostra economia. E' la chiave per l'economia della conoscenza. Perché averli? 1) perché li abbiamo pagati 2) perché si producono benefici sociali e culturali 3) perché la Pubblica Amministrazione saprebbe ciò di cui dispone. Con la direttiva OpenGov Obama ha chiesto a tutte le sue amministrazioni di rilasciare almeno 3 dati ciascuna entro 45 giorni. Da alcune analisi parrebbe che l'ignoranza informatica produce una perdita di 19 miliardi di euro l'anno, tra pubblico e privato in Italia. Ma perché tutto questo per la nostra Regione? Perché i dati ci consentono di sapere dove vanno a finire i nostri soldi. L'obiettivo oltre la trasparenza è il dialogo e coinvolgimento dei cittadini. Ci riserveremo anche su questo di fare una nostra proposta per una Regione che vogliamo cambiare. 
 
 
 
 


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