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Int. a N. Roubini - "La Merkel sbaglia deve rilanciare i consumi, altrimenti l'euro morirà"

• da la Repubblica del 7 giugno 2010

di Giorgio Lonardi

 

«Si tratta di una decisione sbagliata per l’Europa e sbagliata per l’euro». E’ questo il commento a caldo di Nouriel Roubini, l’economista della New York University ospite del Festival dell’Economia di Trento, all’annuncio del piano del governo tedesco per una drastica la riduzione della spesa pubblica. Per lui, Roubini, noto al grande pubblico per aver previsto con largo anticipo la crisi finanziaria scoppiata a Wall Street, non ci sono dubbi: «Per salvare l’Eurozona e impedire un collasso del sistema con una nuova recessione bisognerebbe agire in modo ben diverso, puntando anche sulla crescita tedesca». Tutto il contrario dunque di una ricetta come quella della Merkel che prevede fra l’altro 15 mila tagli nella pubblica amministrazione e una «sforbiciata» delle spese pari a 10 miliardi l’anno fino al 2014.

Professor Roubini cosa bisognerebbe fare in Europa per evitare la temuta recessione a "doppia v", per cui all’attuale momento di debolissima ripresa potrebbe seguire un nuovo tracollo?
«La Germania che ha un deficit di appena il 3 per cento e un debito modesto e comunque sotto controllo dovrebbe utilizzare la leva fiscale per stimolare il mercato interno aumentando il reddito disponibile e rilanciando i consumi. Al contrario sono i paesi in difficoltà come la Grecia, il Portogallo, la Spagna, l’Italia, (ma anche la Francia ha un deficit sempre più alto) che dovrebbero imboccare la strada dell’ austerità per ridurre i deficit pubblici o, nel caso dell’Italia, riportare il debito che oggi supera il 115% del Pil, a livelli sostenibili».

Come giudica l’annuncio del premier inglese Cameron circa il varo di un piano di austerità da «lacrime
e sangue» in Gran Bretagna?

«In questo caso la situazione è diversa. Intanto la Gran Bretagna non è nell’euro. E poi il debito inglese è molto alto; dunque nel medio periodo si tratta di una scelta positiva».

Secondo lei il piano di rientro messo a punto dall’Italia è sufficiente per evitare di ripiombare nella crisi?
«Certo, l’Italia ha agganciato la ripresa, ma si tratta ancora di una ripresa troppo fragile. Non dimentichiamo che nel frattempo c’è stato lo "scivolone" della Grecia, e che una scenario simile potrebbe ripetersi in Portogallo. Ad ogni modo l’ Italia non è a rischio default: la sua situazione è diversa perché ha un deficit basso a confronto di quello degli altri Paesi europei. Però il vostro Paese viene da un decennio di "crescita anemica" e dunque bisogna agire sulla flessibilità del lavoro e aumentare la competitività. Senza contare che in tutta Europa il costo del welfare è diventato insostenibile. A questo punto però non basta agire solo in Italia»,

Cosa bisogna fare?
«Occorre una politica coordinata a livello europeo. E dunque sia la Germania sia gli altri Paesi devono
fare la loro parte. Il Portogallo e la Grecia, ad esempio, dovranno fare una politica di austerità. Ma anche questo temo, non sarà sufficiente. Vedo all’orizzonte il pericolo di una ricaduta innescata proprio dai problemi di bilancio di questi due paesi».

Come possiamo scongiurare il contagio finanziario esorcizzando il Fantasma della crisi a"doppia v"?
«Se vogliamo evitare il crac di Portogallo e Grecia con la conseguente fine dell’euro c’è una sola ricetta: la svalutazione dell’euro stesso. Anche perché non è detto che l’opinione pubblica di quei
Paesi, e aggiungerei anche quella della Spagna, possa sopportare anni e anni di stretta feroce. Senza
contare un altro aspetto critico: i tagli provocheranno una caduta del Pìl e questo fenomeno contribuirà a rendere ancora più difficile la diminuzione del deficit».

Dunque, secondo lei la svalutazione dell’euro sarà una soluzione obbligata per salvare sia l’Europa sia la moneta unica?
«Penso di si. Nel corso del 2011 l’euro andrà verso la parità con il dollaro, e forse scenderà ancora più in basso: non dimentichiamo che nel 2002 la moneta unica era a quota 0,82. I fondamentali delle due economie giustificano la debolezza della valuta europea. Se questo avvicinamento sarà graduale non ci sarà di che preoccuparsi. Al contrario ne trarrà beneficio tutta l’area dell’euro. A cominciare dai grandi esportatori come la Germania e l’Italia che potranno vendere i loro prodotti all’estero. La Germania, in particolare, che ha ristrutturato profondamente la sua industria godrà di un fortissimo incremento di competitività».


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