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Rassegna di intolleranza

• da Terra del 9 giugno 2010

di Giulio Finotti

 

Sono passate solo poche settimane dall’aggressione subita da un ragazzo gay nel centro di Roma, pestato con calci e pugni da un gruppo di 4 italiani tra i 25 e i 30 anni, ecco arrivare una nuova polemica sulla comunità lgbtgi: la cancellazione di una rassegna cinematografica incentrata sul mondo omosessuale. Le proiezioni si sarebbero dovute tenere presso l’Università La Sapienza dall’8 al 24 giugno, poi però è arrivata la decisione del rettore, Luigi Frati, di annullare tutto per evitare disordini dovuti a incursioni e proteste di gruppi di estrema. destra. Questa perlomeno la versione ufficiale. Secondo gli esponenti delle comunità lgbtqi infatti, le cose non starebbero proprio così, e non vi sarebbe stato alcun segnale che potesse far pensare a pericoli come quelli prospettati dal rettore.
Visto il clima degli ultimi mesi, le associazioni delle comunità gay denunciano indignate l’accaduto, mentre il rettore getta acqua sul fuoco, spiegando, per altro, che si tratterebbe di una rassegna mai autorizzata, organizzata da una ssociazione extra-universitaria, per cui consiglia di chiedere la disponibilità della Casa. del Cinema. Secondo gli organizzatori della rassegna però dietro la sospensione, o annullamento che dir si voglia, ci sarebbero altre motivazioni, forse addirittura un litigio scoppiato qualche sera fa durante una delle feste organizzate dagli studenti, che potrebbe aver fatto propendere il rettore verso la decisione dello stop alla rassegna. Non mancano a dire il vero, anche nella comunità
gay, voci di informative delle forze dell’ordine che sarebbero state ricevute dal rettore, proprio in merito alla possibilità di scontri o proteste di gruppi dell’estrema destra. Gli organizzatori della manifestazione ad ogni snodo lanciano il loro appello al senato accademico e al rettore Frati, affinché possa svolgersi "nei modi e nei tempi previsti" la rassegna Queer in Action: «Abbiamo sempre immaginato la Sapienza, come uno fra i centri culturali più ferventi del paese, e abbiamo sempre visto il sapere come arma d’eccellenza contro la violenza xenofoba, razzista, omo e trans-fobica. Tale rifiuto legittima questa cultura discriminante e dimostra anzi che essa ha già vinto, riuscendo nel suo intento di toglierci quegli spazi di visibilità, che con tanta fatica, avevamo conquistato». A chiedere che la manifestazione si svolga regolarmente, sono stati, con una lettera al rettore Frati, anche Giuseppe Rossodivita, capogruppo Lista Bonino Pannella, Rocco Gerardo, consigliere regionale Lista Bonino Pannella e Angelo Bonelli, capogruppo dei Verdi in consiglio regionale del Lazio. Ma le polemiche non sembrano destinate a placarsi attorno alla comunità lgbtgi. Mentre il consiglio comunale di Roma ha infatti votato all’unanimità una mozione che impegna le istituzioni "ad adottare iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica verso la cultura delle differenze, la prevenzione e la condanna di atteggiamenti e comportamenti di natura omofobica", alcuni consiglieri del Pdl, del I municipio hanno proposto la chiusura del "ghetto Gay Street".


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