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Compensi rai nei titoli di coda. Viva la retorica

• da La Discussione del 10 giugno 2010

di Fa.Cu.

Operazione trasparenza in Rai. In commissione di Vigilanza è stata infatti approvata all’unanimità la pubblicazione dei compensi di conduttori, ospiti e opinionisti che lavorano nel servizio pubblico radiotelevisivo saranno pubblicati nei titoli di coda delle trasmissioni. Saranno resi noti anche i compensi dei conduttori di programmi non di servizio pubblico. E’ questo quanto prevede l’emenda mento approvato ieri in commissione di Vigilanza che si avvia ora a licenziare il parere, obbligatorio ma non vincolante, sul contratto di servizio tra Rai e governo. Il trionfo della retorica e della demagogia più spicciola, verrebbe da dire. Anche perché i problemi della Rai vanno ben al di là degli stipendi, sia pure molto alti, dei suoi conduttori e giornalisti. A quest’ultimi, più che un ritocchino al compenso, andrebbe chiesta un po’ meno faziosità e parzialità. Comunque sia, l’emendamento, presentato dal capogruppo Pdl Alessio Butti, è passato anche se con alcune modifiche - all’unanimità, ossia anche con i voti dell’opposizione che ha chiesto che la trasparenza non riguardasse solo i programmi di approfondimento ma tutti quelli di servizio pubblico, compresi i telegiornali. Sono stati invece respinti tutti gli emendamenti dell’opposizione sulla norma relativa alla neutralità tecnologica della Rai. L’articolo 20 del contratto prevede che la programmazione Rai sia presente su tutte le piattaforme tecnologiche e l’azienda si impegna a mettere a disposizione una piattaforma distributiva per ogni piattaforma tecnologica. In questo modo, contesta l’opposizione, la Rai non è tenuta a scegliere la piattaforma Sky e puri restare solo su Tv Sat, a vantaggio di Mediaset. Più che soddisfatto il ministro della Pubblica amministrazione
Renato Brunetta, che aveva lanciato la proposta di rendere pubblici gli stipendi Rai già lo scorso dicembre. «Così si sono garantite le necessarie premesse per quella grande Operazione trasparenza ha affermato che avevo più volte sollecitato, e che sono felice abbia trovato un unanime riscontro sia nel Consiglio di amministrazione dell’azienda sia all’interno dei Parlamento». «Il cittadino aveva detto Brunetta ospite di un programma di Raitre deve poter vedere se un bravo conduttore si merita i due milioni di euro l’anno e una bravissima conduttrice 150 mila euro». Sulla questione dei compensi, pochi giorni fa, era tornato anche Michele Santoro, infastidito forse dal fatto che si parlasse solo del suo stipendio milionario e non di quello di tutti gli altri: «Il mio compenso e noto ha affermato - Rendiamo pubblici gli stipendi di giornalisti e direttori. Non sono soggetti a privacy di nessun tipo».
Un coro di apprezzamenti anche dalle fila del Pd. Per Giorgio Merlo, vicepresidente della commissione, si tratta di «un atto di grande trasparenza e di coerenza nei confronti dei cittadini che pagano regolarmente il canone». Per il democratico, «la stagione delle prediche dal piccolo schermo accompagnate dal silenzio sui compensi e definitivamente chiusa».
Ma a conferma del fatto che esiste una trasparenza di serie A ed un’altra di serie B; va sottolineato che e stata bocciata la proposta del deputato radicale, eletto nelle fila del Pd, Marco Beltrandi, di rendere disponibile su internet l’elenco delle società che hanno appalti in Rai.



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