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Del pennino "di che vita morire" della Milano laica

• da L'Opinione del 10 giugno 2010

di P.P.

Nel bel libro di Antonio Del Pennino (scritto con D. Merlo) presentato a Milano, presente anche Gabriele Albertini, già Sindaco della città e ora deputato europeo, di ottimo c’è anche il titolo: "Di che vita morire". Che, è, per l’appunto, il rovesciamento dell’antico adagio a ‘ proposito della morte.. Milano assiste sempre più di rado a interventi laici. E’ come se una coltre fosse scesa su un mondo che ha sempre avuto rilevanza nella città, e che oggi, purtroppo, stenta a farsi sentire, al di là delle buone o cattive intenzione, dei buoni o cattivi propositi. Ma questo è un altro discorso. Che dovremo pur fare, prima o poi. Antonio Del Pennino, repubblicano doc e già senatore di FI, ha affrontato il grande tema che soltanto qualche anno fa aveva acceso animi, suscitato dibattiti, creato attese. Erano le "morti" di Welby prima e della Englaro poi che avevano portato all’attenzione del Paese e del Parlamento l’esigenza di una legge a proposito; per l’appunto, di che vita morire. Il grande tema della libertà di morire e di vivere, quello del testamento biologico, il dibattito sulle vicende di Eluana e di Welby (per quanto; diverse fra loro), le stesse proposte di legge avanzate, anche da Del Pennino, sono rimaste ancora nel cassetto. E’ un supertema dei nostri tempi, attualizzato anche e soprattutto dagli avanzamenti della scienza che hanno modificato in profondità la problematica, ma anche spaccando il Paese fra sostenitori dì due fazioni, di cui la vicenda Eluana è stato un set televisivo-politico live, giorno dopo giorno, senza tuttavia produrre soluzioni legislative. Libertà di morire, di scegliere, certo. Ma anche libertà di continuare a(soprav)vivere grazie alle macchine e alla tecnologia. Tenendo sempre presente quella che giustamente Galasso chiama la inderogabile "dignitas homini?, giacché si è "persona, homo, pienamente dignus fino all’ultimo respiro consentito dalle- possibilità vitali". II merito dei libro di Del Pennino e Merlo sta dunque
nel rendere conto dell’estrema opportunità di cercare e di trovare una soluzione non già di compromesso, ma altamente politica per uscire dalle secche di una contrapposizione frontale che rischia di perpetuare vuoti legislativi. Interessante, in sintonia con queste riflessioni laiche, la posizione ribadita nei suo intervento da Gabriele Albertini. Accolta, tra l’altro, con ampi consensi da un pubblico estremamente sensibile. In una città che sembra aver smarrito la voglia di discutere su temi di grande coinvolgimento, umano e politico



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