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Pensioni, verso lo scalone unico. Oggi il via libera

• da Il Mattino del 10 giugno 2010

di Alessandra Chello

 

Pensioni, atto secondo. L’Italia incassa la strigliata di Bruxelles. E corre ai ripari. Oggi dal Consiglio dei ministri verrà fuori la decisione. Sarà una scelta - come assicura il titolare del Welfare, Maurizio Sacconi - che ci consentirà di dribblare la scure della supermulta che l’Ue continua a brandire. Intanto una cosa è certa: l’innalzamento del tetto previdenziale per le donne da 60 a 65 anni riguarda solo il settore pubblico. Per il privato non si tocca niente. Resta tutto come prima. «Continueremo a mantenere una differenza fra l’età di pensione delle donne e l’età di pensione degli uomini - spiega ancora il ministro - che crescerà più moderatamente sulla base del collegamento che abbiamo instaurato tra aspettativa di vita ed età di pensione dal 2015». Lo scatto comporterà, complessivamente, un risparmio per le casse dello stato di 1,45 miliardi tra il 2012 e i12019. Quanto alle modalità di uscita per le statali, lo scalone unico del 65 anni sembra - in base alle ultime indiscrezioni la strada più accreditata. Pare dunque, tramontata definitivamente l’ipotesi di diluire in due tranche l’adeguamento chiesto dalla comunità europea. Come dire che fino al 31 dicembre 2011 si andrà in pensione con le attuali regole come modificate con il decreto legge da poco varato contenente la manovra correttiva.
L’età per la pensione di vecchiaia per tutto il 2011 resterebbe fissata a 61 anni per scattare a 65 anni dal primo gennaio 2012 con uno scalone di 4 anni. Intanto la riforma perle statali prevede una clausola di salvaguardia per le lavoratrici che matureranno i requisiti per andare in pensione entro il 31 dicembre 2011. La norma punta ad evitare una massiccia uscita anticipata dal lavoro, consentendo alle statali - che in base all’attuale normativa potrebbero andare in pensione a 61 anni anche durante il prossimo anno - di poter mantenere il requisito anche negli anni successivi, quando per tutte le altre scatta l’innalzamento a 65 anni di età, come richiesto dalla Ue.
Nel frattempo la questione previdenza continua a dividere i pareri. «La risposta l’ha data già l’Unione Europea: se non ci si dovesse adeguare, si avranno multe ogni giorno», spiega il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. E, mentre il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi, ha proposto al premier di accogliere solo parzialmente la richiesta dell’Ue prevedendo eccezioni per le lavoratrici che abbiano figli, la vicepresidente dei Senato, Emma Bonino taglia corto: «Io sono da sempre favorevole». Uno scalone da 60 a 65 anni nel 2012 sarebbe «una penalizzazione per le lavoratrici che sarebbero, contemporaneamente, colpite dalla riduzione delle finestre pensionistiche che il governo vuole attuare» aggiunge poi Cesare Damiano, capogruppo del Pd nella commissione Lavoro della Camera. Infine, il vicepresidente della Commissione lavoro della Camera, Giuliano Cazzola propone una mediazione: «La scelta, con effetti meno drastici, per le lavoratrici del pubblico impiego sarebbe stabilire per l’età di vecchiaia un micro-scalone da 61 a 65 anni il 1 gennaio 2012». Contraria la Cgil: è una «cosa mai avvenuta al mondo che per una categoria ci sia da un giorno all’altro uno scatto di 5 anni» afferma il segretario generale, Guglielmo Epifani. Critica anche la Uil: «Ci sembra francamente una forzatura di cui non si capiscono nemmeno i vantaggi reali» dice il segretario, Luigi Angeletti. A proposito. Saranno 32,300 le dipendenti pubbliche che resteranno totalmente o in parte bloccate dall’anticipo dell’innalzamento dell’età di pensionamento a 65 anni, tra il 2012 e il 2017. Ben 18 mila sono dipendenti della scuola.



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