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Rai, gli stipendi nei titoli di coda

• da Il Secolo XIX del 10 giugno 2010

di F.M.B.

 

Giornata densa in Commissione di vigilanza Rai, dove ieri è stato deciso di approvare la pubblicazione tra i titoli di coda delle trasmissioni dei compensi di conduttori, ospiti e opinionisti. L’emendamento al contratto di servizio sulla trasparenza, presentato dal capogruppo del Pdl, Alessio Butti, è stato votato all’unanimità dai membri della Commissione. Secondo quanto prevede il testo approvato ieri, saranno trasmessi i compensi dei conduttori, degli ospiti nonché i costi dei format dei programmi di servizio pubblico, compresi trasmissioni di approfondimento e tg. Saranno inoltre visibili i compensi dei
conduttori dei programmi non di servizio pubblico. Soddisfatto il direttore generale Mauro Masi che ha ricordato come «il gestore del servizio pubblico radiotelevisivo non può che essere a favore di una sempre più accentuata trasparenza delle regole e dei comportamenti aziendali». Valutazione ottima anche da parte del ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta, che ha espresso «grandissima soddisfazione per l’avvenuta approvazione all’unanimità». «Con questo voto - ha aggiunto Brunetta - si sono garantite le necessarie premesse per quella grande Operazione sulla Rai che avevo più volte sollecitato e che sono felice abbia trovato un unanime riscontro sia nel Consiglio di Amministrazione dell’Azione sia all’interno del Parlamento».
In seconda battuta, la Commissione di Vigilanza ha approvato la norma sulla programmazione delle reti generaliste visibile su tutte le piattaforme tecnologiche. Il testo garantirebbe la diffusione attraverso almeno una piattaforma distributiva di ogni piattaforma tecnologica». La norma è stata contestata da Pd, Udc, Idv e Radicali, «perché così facendo, in sostanza la Rai non sarebbe obbligata a essere presente su Sky e potrebbe rimanere solo su Tivusat, il tutto a vantaggio della sola Mediaset».
In merito, l’opposizione ha chiesto di modificare la parola «tecnologiche» con «trasmissive», come era previsto nel precedente contratto di servizio in modo da garantire la presenza della Rai sull’intera offerta tecnologica. Alla fine è passato l’emendamento del relatore, Roberto Rao, che obbliga la Rai «a consentire la messa a disposizione della propria programmazione di servizio pubblico a tutte le piattaforme commerciali che ne faranno richiesta».


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