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Ieri perfino Maurizio Gasparri, pur dicendosi certo che «la somministrazione avverrà nel pieno rispetto della 194», esortava: «E’ necessario che il Lazio approvi immediatamente le linee guida, per evitare che i medici possano agire in autonomia». Non è il caso, è bene precisarlo, del Grassi di Ostia, dove la Ru486 sarà somministrata in regime di ricovero come prescrivono le indicazioni nazionali. E pure quelle del Lazio che, ha anticipato Polverini, prevederanno il ricovero obbligatorio. In Regione non c’è però troppa chiarezza se dal Pdl Chiara Colosimo osserva: «Dobbiamo soffermarci a riflettere sul tema determinando delle linee guida». Soddisfatti i consiglieri di Sel: «Polverini si decide a prendere posizione e porre fine al caos, ma lo fa in modo sbagliato e ideologico». Mentre per Isabella Rauti «ideologico» sarebbe stato semmai l’utilizzo della Ru486 «al di fuori delle linee guida del ministero», che rischiava di «diventare
una raccapricciante scorciatoia» con la pillola usata come anticoncezionale. In difesa del Grassi, dove
un secondo aborto chimico sarà praticato già sabato, scendono i consiglieri Pd Enzo Foschi e Roberta Agostini: «Non una fuga in avanti, una risposta responsabile alle esigenze delle pazienti». Mentre l’Idv Giulia Rodano annuncia: «Chiederemo all’Agenzia di sanità pubblica se consideri appropriato un ricovero di tre giorni per l’aborto farmacologico», l’associazione Luca Coscioni denuncia «una partenza stentata frutto di un ostruzionismo strisciante».