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E se il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, avesse preso spunto da uno degli episodi del Commissario Montalbano (alias Luca Zingaretti, il fratello)? E se lui e Nichi Vendola fossero la tela che imbriglierà mortalmente Pierluigi Bersani?
Uno è un dirigente nazionale del Pd nonché Presidente della Provincia di Roma, l’altro il "Messia" di Sinistra Ecologia e Libertà e Presidente della Regione Puglia, nonché profeta della "sinistra che verrà ". Nicola Zingaretti e Nichi Vendola sono due persone che incarnano (forse loro malgrado) una politica a prima vista "buona", che lancia al popolo la promessa escatologica di un futuro migliore del presente. Un "Sol dell’Avvenire" che tanto manca ai compagni ormai orfani del profeta Walter e disillusi dai troppi cambiamenti avvenuti negli ultimi venti anni. Veltroni si è lanciato in arzigogoli dietrologici per scoprire i malfattori e i colpevoli delle ingiustizie irrisolte del Bel Paese e le eminenze grigie dei Pd hanno ormai perso il valore della capillarità sul territorio e del polso con la realtà vera. Sembra quasi che i "nemici del popolo" e gli "affamatori della classe operaia" siano gli stessi che lanciavano anatemi contro "il padrone sfruttatore" e " il governo ladro e papista". In questi momenti in cui la bussola escono sempre fuori dei "supereroi". E questo alla sinistra serve, almeno per trovare quel minimo slancio che serve alla base per andare a mettere la X sulle schede elettorali. Nicola è un uomo politico famoso per la sua prudenza e proverbiale per il suo carattere ecumenico. Nella sua Giunta provinciale è riuscito a mettere insieme "rifondaroli", cattocomunsti, margheritini, dalemiani, veltroniani e vecchi democristiani, senza che nessuno battesse ciglio. Forse per suo merito, o forse perché, dopo la vittoria di Alemanno in Campidoglio e di Renata Polverini in Regione, Palazzo Valentini (sede romana di Provincia e Prefettura, ndr) è rimasta l’unica "Stalingrado" del Lazio.
Dall’altro lato Nichi Vendola, colui il quale ha abbattuto il tabù dell’egemonia dalemiana in Puglia e ha costruito intorno al suo "laboratorio" la nuova frontiera dell’antagonismo sinistroide che di Berlusconi neanche vuole parlare per non sporcare le candide e pure vesti radical-operaiste. Che potrebbe essere lui il futuro leader di una sinistra rinnovata, ecumenica con un occhio al centro (ma non troppo) è cosa già intuita da molti segnali. Uno per tutti la campagna elettorale delle scorse regionali, durante le quali SEL invitava a votare la Bonino con un manifesto dove il nome più grande non era quello della radicale "prestata" alla sinistra bensì quello di Vendola. Zingaretti è l’unico leader nazionale (con portafoglio) che ha preso nella sua compagine governativa della Provincia gli esponenti di sinistra che erano rimasti fuori da quasi tutte le assemblee rappresentative, Vendola l’unico che potrebbe traghettare un popolo, quello dell’elettorato di sinistra, verso un nuovo modo di percepire l’opposizione e, perché no, il governo del Paese. Per giunta sono amici e colleghi di vecchia data. Infatti, quando Pietro Folena era segretario
nazionale della ormai quasi finita Fgci (i giovani dei Partito Comunista Italiano, ndr), Nichi e Nicola erano rispettivamente vice segretario nazionale e segretario romano della allora "avanguardia" del Partito Comunista di Achille Occhetto. Nicola aderì alla svolta della Bolognina, Nichi seguì Armando Cossutta in Rifondazione. Ma ora, dopo più di venti anni, hanno trovato un gene comune che si è risvegliato. Quello della leadership. Che potrebbero togliere a Pierluigi Bersani e alla "barricata" dalemiana della dirigenza solo se schierati insieme. mancano tre anni alle politiche. Il tempo necessario per scardinare dall’interno e ricostruire anche l’esterno del centro sinistra.
Ce la faranno contro le eminenze grigie del Pd? E soprattutto, riusciranno a ricucire i brandelli di centro che sono andati via generando le crepe ai confini politici dei Democratici? Zingaretti dice che per tre anni lui penserà solo alla Provincia. Tutti credono invece che stia pensando al post Alemanno in Campidoglio e mettere mano alla "ristrutturazione" dei piani alti di via Sant’Andrea delle Fratte.