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L'instancabile Di Pietro

• da L'Opinione del 11 giugno 2010

di Biagio Marzo

 

Di Pietro in campo. Come Rinaldo in campo, il personaggio di Garinei e Giovannini, oggi, di grande attualità, ma la bella commedia ispirata al Risorgimento, non è stata rilanciata nelle celebrazioni dei 150 dell’Unità d’Italia. Ma lasciamo il faceto e andiamo alle cose serie. Ebbene, Rinaldo Dragonera rubava ai ricchi per donare ai poveri, come Robin Hood, ma Di Pietro non ruba e non dona, ma tiene tutto per sé, per il motivo che, per dirla con Longanesi, tiene famiglia.
Antonio Di Pietro è al centro di mille storie, tra cui il suo coinvolgimento diretto e indiretto al caso case della Cricca, visto che dopo i Pm di Firenze quelli di Perugia lo hanno convocato come persona informata dei fatti. Mentre entra ed esce dalle Procure, ha sparato sul governo e ha dato ordine di occupare l’aula di Palazzo Madama sorda e grigia, facendone un bivacco di manipoli, per bloccare la legge sulle intercettazioni. A sua detta, prenderà il via la raccolta di firme per indire un referendum contro il provvedimento bavaglio. Non conosciamo il numero di referendum di cui è stato promotore, ma di una cosa siamo sicuri, i suoi referendum non hanno avuto il successo sperato.
Tuttavia, si sta distinguendo sia per suo appiattimento sulla Cgil di Epifani (lui che è stato un antisindacato per formazione) sia nel dettare i tempi della scelta alla candidatura alla premiership delle prossime elezioni politiche. Salvo complicazioni, perché, pur avendo Berlusconi una stragrande maggioranza parlamentare, e non essendo una falange macedone ma, perlopiù, un’armata Brancaleone, le elezioni anticipate non sono mai da scartare a priori.
Detto questo, con gli attuali chiari di luna economici, lo scioglimento anticipato del Parlamento non sembra all’ordine del giorno. Di Pietro è in piena attività, come se avesse l’argento vivo addosso, anche per recuperare l’immagine di cavaliere senza macchia, comunque sia si è macchiato l’immagine per via anche della gestione familistica del suo partito, ha lanciato a suo modo una sorta di ukase all’alleato più stretto, il Pd, affinché si affretti ad aprire un tavolo per decidere il candidato alla presidenza dei consiglio alle prossime elezioni politiche, altrimenti, il nome lo farebbe l’Italia dei valori. In proposito, ha tirato in ballo il caso Lazio, quando, all’ultimo momento, il Pd scelse Emma Bonino, che il suo partito l’aveva già indicata come candidata alla presidenza della regione.
La fretta del leader dell’Idv ha un doppio scopo. In primo luogo, sbarrare la strada a una eventuale alleanza con l’Udc di Pier Ferdinando Casini, in secondo luogo, evitare la scissione interna guidata da Luigi De Magistris che mira di costituire un nuovo partito con Nichi Vendola. Il quale si è ficcato in testa di candidarsi alla presidenza del consiglio, previa elezioni primarie in cui potrebbe spuntarla su candidati meno competitivi di lui.
E un momentaccio, dovendo combattere su diversi fronti, quello esterno e quello interno, entrambi per Di Pietro complicati, anche perché è convinto che c’è una campagna massmediatica orchestrata contro di lui. Non sono i soliti giornali legati a Berlusconi, questa volta gli sta sparando contro il Corriere della sera che, in altri tempi, aveva contribuito alla costruzione del suo monumento (vivente) di eroe di Mani pulite. Fatto sta che Di Pietro è di ostacolo vuoi al confronto tra maggioranza e opposizione, vuoi alla costruzioni di alleanze tra i partiti di opposizione. Di continuo, peraltro diventando un petulante refrain, pone il problema che l’Udc dovrebbe scegliere: stare con il Pdl o con il Pd-Idv, di certo, a suo avviso, non può stare in mezzo al guado.
A ben vedere, lo fa strumentalmente, consapevole che una eventuale alleanza tra Pd e Udc, I’Idv perderebbe potere di condizionamento e contrattuale. Di Pietro la partita se la sta giocando su diversi tavoli alcuni già sperimentati e altri nuovi, ma nella sua vicendaconta il fatto se ha o meno degli scheletri nell’armadio. Il personaggio è un furbo di tre cotte e tenterà ancora stavolta di farla franca, per polarizzare i voti degli scontenti dei Pd. Stando agli ultimi sondaggi, viceversa, è il Pd che riprende i delusi dell’Idv. Probabilmente, sta in una fase di eclisse la sua politica fatta di populismo, plebiscitarismo e giustizialismo. Dunque, un Peron all’italiana. Dovendo scegliere, basta e avanza Berlusconi, almeno è un garantista.


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