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Int. a EMMA BONINO - Finalmente la parità tra uomo e donna

• da QN del 11 giugno 2010

di Nuccio Natoli

«Sembra incredibile, ma in Italia per fare le cose giuste dobbiamo farci mettere con le spalle al muro. Comunque va bene così». Lo scalone che nel pubblico impiego, dal 2012, porta a 65 l’età per la pensione di vecchiaia delle donne è salutato conie un buon risultato da Emma Bonino.

Quindi, stavolta, il governo ha fatto la scelta giusta.

«Precisiamo, il governo è stato obbligato a muoversi. Rischiare multe salatissime (714mila euro al giorno, ndr.) in un momento come questo sarebbe stato davvero ridicolo».

Comunque l’ha fatto...
Il punto non è che è stato fatto oggi, il punto è che i nostri governi, sia quelli guidati da Berlusconi, sia quello di Prodi, hanno dormito per sette anni. L’Ue ci ha chiesto di aumentare a 65 l’età per le pensioni non poche settimane fa, ma nel 2004».

In altre parole, non è colpa dell’Ue.
«Evidente. La colpa dello scalone è di chi ha governato in tutti questi anni preferendo fare finta di nulla e pensando che non sarebbe successo niente. C’e solo da sperare che la vicenda delle pensioni serva da monito per i comportamenti futuri».

Ue o non Ue, lei, da donna, da anni sostiene che va parificata l’età della pensione tra uomini e donne. Le donne, però, non è che siano molto contente.
«Purtroppo molte donne non hanno capito che proprio sull’ipotetico vantaggio dell’età pensionabile si costruiscono tutti gli svantaggi che pesano su di loro».

Si riferisce ai limiti nelle carriere, nell’entrata nel mondo del lavoro, nel doppio impegno con la gestione della cosa?
«Sono fatti tutti veri. Aggiungiamoci la cura dei figli, la mancanza di asili nido, eccetera. E’ tutto il quadro che è a svantaggio delle donne. Non è un caso che in Italia le donne che lavorano sono il 46%, e in Europa il 60%. E’ un sistema balordo che impedisce all’Italia di sfruttare quella grande risorsa che sono le donne».

E ora che cosa succede?
«Che, almeno nel pubblico impiego, non ci sono più alibi».

Significa che la regola dovrebbe applicarsi anche al settore privato?
«Certo, sono anni che lo sostengono. Però, una cosa va detta e si deve vigilare affinché accada».

Quale?
«Il ministro Giulio Tremonti non deve fare il furbo. I soldi che si risparmiano non devono servire a fare cassa. Fino all’ultimo centesimo devono essere utilizzati per le politiche di sostegno a favore delle donne, per gli asili nido, per il doposcuola, per l’assistenza domiciliare agli anziani. I risparmi saranno notevoli».

In concreto che cosa bisognerebbe fare?
«Dare i soldi che si risparmieranno ai Comuni, obbligandoli a usarli per le politiche di sostegno alle donne e alle famiglie



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