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Finite le elezioni si può tornare a fare politica

11 giugno 2010

Da Rivivere - Giugno 2010

di Michele Latorraca

 

Finita la campagna elettorale, si ritorna o meglio si dovrebbe tornare alla poltica, quella vera, fatta di analisi dei problemi e di risoluzione degli stessi, di denuncia delle illegalitĂ  e ripristino dello stato di diritto, di riforme finalmente attuate e non solo preannunciate come si fa dal 1994 ad oggi.
Proprio in virtù di questo, al di fuori della propaganda politica, vorrei raccontarVi una storia lucana, che essendo grave e preoccupante, non è stata oggetto di dibattito alcuno nelle sedi politiche e nelle tavolate partitiche di questi ultimi tempi.
La storia ha inizio nel luglio dello scorso anno, quando il segretario di Radicali Lucani Maurizio Bolognetti prende visione di un documento top secret della Conferenza dei Servizi decisoria relativo al Sito di bonifica di interesse nazionale di Tito. Quel documento del dicembre del 2008, rileva una contaminazione da tricloroetilene in quantità da far temere la presenza del prodotto libero in falda e vi è una apposita denuncia del Ministero dell’ambiente che constata il limitato interesse delle aziende e scarsa volontà degli enti preposti a capire i motivi di questo inquinamento dannoso per la salute umana.
A questo punto, Bolognetti formalmente prepara e presenta un esposto alla Procura della Repubblica di Potenza, pubblica sul blog di Radicali Lucani il documento integrale della Conferenza dei servizi decisoria, promuove una petizione popolare indirizzata al sindaco di Tito e attraverso la deputata radicale eletta nelle file del PD Elisabetta Zamparutti fa presentare una interrogazione parlamentare.
Il 24 luglio Bolognetti coadiuvato dall’ex parlamentare europeo Marco Cappato scrive al Presidente della Regione Basilicata, all’assessore all’Ambiente della Regione, al Direttore dell’Arpab ed al Sindaco di Tito, per chiedere fra le altre cose, la diffusione al pubblico dei dati ambientali in loro possesso e del motivo per cui i 4 milioni di euro destinati alla bonifica dell’area non erano ancora stati utilizzati.
Tale storia si intreccia con un’altra, per molti aspetti analoga, relativa al termovalorizzatore Fenice dell’area industriale di Melfi. Ma torniamo a Tito.
A fronte di questa iniziativa, il 30 luglio 2009, il Ministero dell’Ambiente detta un ultimatum, l’ennesimo dal 2002, rivolto agli enti competenti al fine di porre in sicurezza il sito di Tito.
Nel frattempo altre informazioni e dati, contraddizioni del Consorzio ASI sempre più preoccupanti, interviste all’agente Di Bello della polizia provinciale, storie inquietanti di persone che avevano detto qualcosa e che adesso sono passati addirittura a miglior vita, viene fuori che anche altre falde acquifere dalla Val Basento alla Val D’Agri potrebbero essere inquinate, il tutto in un corollario di omissioni e pressapochismo davvero preoccupanti, che non è solo dell’area di Tito ma che è generalizzato per tutta la regione.
In tutta questa storia, la politica ufficiale locale sembra nervosa ma assente, agisce coi soliti “metodi”, fino a quando il consigliere PDL Pagliuca, a dicembre del 2009, dopo tutto questo ambaradan scatenato da Bolognetti che ha avuto anche il suo spazio sui quotidiani locali, se ne esce con una sua dichiarazione di stupore dopo aver visto un servizio su Current TV (la tv di Al Gore) che descriveva anche la situazione di Tito e della Basilicata. A distanza di qualche mese si è scoperto il perché, preparava la sua candidatura alla guida della regione.
Anche la stampa nazionale, attraverso la rivista Left inizia ad interessarsi della questione Tito e della Basilicata e nel frattempo, vengono acquisiti dallo stesso Bolognetti, nuove informazioni, testimonianze e quant’altro per  quello che diventa una vera e propria inchiesta.
Il 9 gennaio 2010 l’assessore regionale all’ambiente Santochirico, minaccia denuncie e querele per procurato allarme, dopo che in pari data sono stati pubblicati dati sul monitoraggio delle acque delle dighe lucane che, al contrario di quanto riportato da Bolognetti, sembrano godere di buona salute. Sembrano, perché Bolognetti non fidandosi di chi era stato in silenzio fino a quel momento, con la collaborazione di un agente della polizia provinciale, preleva dalle acque della diga Cotugno una provetta di acqua ed a sue spese la fa analizzare ed esce fuori che il bario si trova in misura di ben tre volte superiore alla percentuale prevista per legge. A questo punto Bolognetti richiede di far fare queste analisi ad un laboratorio terzo che garantisca sia i cittadini che le istituzioni, ma naturalmente l’appello viene perso nel vuoto, da lì a pochi mesi ci sarebbero state le elezioni ed impelagarsi in queste faccende sarebbe stato deleterio.
E si arriva a febbraio del 2010 quando il Nucleo Operatico Ecologico di Potenza, convoca presso la locale stazione dei carabinieri di Latronico, il Sig. Maurizio Bolognetti. Sembra un momento di svolta dell’inchiesta ed invece presto Bolognetti capirà che non è così. Infatti il N.O.E. ha semplicemente necessità di capire chi fosse la fonte primaria delle denuncie di Bolognetti, cioè chi gli ha segnalato la prima volta questo tipo di problematica che erano coperte da segreto istruttorio causa di una precedente inchiesta giudiziaria. Bene, anzi male. Bolognetti dopo aver fatto appello al fatto di essere un pubblicista e quindi ancorarsi dietro il segreto professionale, deve subire la perquisizione del proprio appartamento che è anche la sede dell’associazione di Radicali Lucani, perquisizione che poi di fatto non avviene perché consegna spontaneamente quanto richiesto al capitano del N.O.E.
Alla fine della storia, il problema è la fonte della denuncia e non chi ha provocato inquinamenti, chi non ha controllato che ciò avvenisse e chi non ha provveduto alla bonifica delle aree. Questa è la nostra amata terra, questa è la Basilicata e questo è il messaggio che diffonde: “ Non disturbate il manovratore”, dove il manovratore è un centro di poteri che vede presenze apparentemente eterogenee al proprio interno.
Io mi auguro che Bolognetti ed a questo punto non solo lui, possano continuare a disturbare il manovratore perché in una regione senza speranza si faccia lui speranza per gli altri e per se stesso.
Voglio ringraziare Rivivere per avermi dato la possibilità di pubblicare questo articolo ed è per questo che mi accollo completamente la responsabilità sui contenuti di tale scritto.
 
Michele Latorraca


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