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Catricalà. Massari: bene Presidente, le Banche hanno ancora troppi intrecci azionari e personali

15 giugno 2010

  • Dichiarazione di Alessandro Massari, Direzione Radicali italiani

 

Oggi il Presidente dell’Antitrust è tornato a ribadire un concetto caro ai radicali: la governance delle banche italiane è segnata ancora da intrecci azionari e personali che ostacolano la concorrenza.

"Dal lato dell'offerta - spiega il numero uno dell'Autorità - l'intensità degli intrecci azionari e personali tra imprese concorrenti costituisce una peculiarità nazionale che frena le spinte concorrenziali, riduce la contendibilità del controllo e attenua il rapporto tra capitale di rischio investito e responsabilità. Nel settore finanziario - aggiunge - sono ancora troppo frequenti le ipotesi di controllo di fatto, dissimulato da partecipazioni di minoranza. E ciò consente gestioni imprenditoriali per le quali risulta indebolita la disciplina del mercato".
Verissimo e gli imprenditori italiani, intrecciati a filo doppio in questo cartello anticoncorrenziale, temono come la peste il libero mercato.
E’ ormai chiaro a tutti che l’economia italiana sta lentamente morendo, schiacciata sotto il peso di un cancro politico e istituzionale, che erode i fondamenti sui cui poggia il nostro sistema economico e industriale. Questo cancro è il conflitto di interessi tra politica ed economia, tra banche e industria, tra banche e finanza. Esso ha radici politiche, agisce per il tramite di complessi meccanismi giuridico-istituzionali ed ha la sua fondamentale cinghia di trasmissione nel familismo economico, diffuso tanto nella piccola quanto nella grande industria italiana.
Nel prossimo numero della rivista “Quaderni Radicali”, che sarà presentata presso la sala stampa della Camera dei deputati il 24 giugno, su questo argomento sarà pubblicato uno scritto di tre dirigenti radicali, Daniele Bertolini, Valerio Federico e Alessandro Massari, dal titolo: “Caso Italia” e capitalismo italiano. (L’immagine, l’analisi, la politica, la riforma)
Dallo studio effettuato emerge chiaramente come la struttura azionaria dei maggiori gruppi bancari italiani (anche quotati) non presenta alcun grado di contendibilità, in quanto dominata da intrecci proprietari e fondata in parte sul presidio delle fondazioni e in parte su di un crescente insieme di imprenditori industriali e di finanzieri. La tendenza più recente è nel senso di un ulteriore rafforzamento dei già intricati legami che caratterizzano la struttura proprietaria dei nostri maggiori gruppi bancari.
Catricalà ha toccato il nervo scoperto del capitalismo italiano, l’urgente bisogno di una legislazione di principi sulla governance bancaria, per fronteggiare i discendenti de “I padroni del vapore”.



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