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Gianfranco e Luigi sconfitti in partenza

• da L'Opinione del 18 giugno 2010

di Luca Sansonetti

 

Come il lungo percorso di un fiume, che più sgorga e più cresce di volume e di intensità, facendosi solletico di tutti gli ostacoli, naturali e non, che incontra sul suo cammino ino alla foce: il rio Berlusconi. Intercettazioni, polemiche interne, ed esterne, manovre, nulla riesce ad intaccare Silvio e il suo martoriato governo, e soprattutto niente e nessuno ha la capacità di fargli perdere i consensi, che al contrario aumentano proporzionalmente all’incredibile tracollo dell’opposizione, o meglio dei Partito democratico; tutto, ovviamente, confermato dall’ultimo sondaggio di Luigi Crespi. Se si votasse oggi, tradotto in soldoni, il Paese non avrebbe dubbi e il Cavaliere resterebbe saldamente a Palazzo Chigi, così come altrettanto indiscutibilmente Bersani continuerebbe a "marcire" all’opposizione. Rispetto all’ultimo dato fornito da Crespi, Berlusconi passa dal 52% al 53% dei consensi, mentre il segretario dei Pd dal 24% al 25%. E’ il segnale, ennesimo, che il Premier potrebbe farne una più del Diavolo, ma non riuscirebbe a perdere voti neanche se lui stesso lo volesse; Bersani, invece, sembra destinato al ruolo perenne di eterno sconfitto, anche perché il suo Pd è talmente spaccato, che verosimilmente neanche i "compagni" oserebbero dar fiducia all’ex ministro dell’esecutivo Prodi. Andando ad esaminare quindi le percentuali dei singoli partiti notiamo che, secondo quanto riscontrato da Crespi, il Pdl è fermo al 35%, la Lega nord al 14% e La Destra di Storace al 1,9; altresì sul versante politico opposto: il Pd è al 27%, rispetto a un recente 26,2%, e I’Idv di Tonino Di Pietro scende dal 7% al 6,5%. Piccola soddisfazione (sarebbe contento?) per Casini e l’Udc che finalmente riescono a passare dal 6% a un "glorioso" 7%. Resterebbero ancora fuori da Palazzo Chigi Sinistra e libertà (3,8%), la decadente Rifondazione comunista (1,8%), i Radicali (1,5%) e i Verdi (1%). Un ipotetico partito di Fini, qualora il Presidente della Camera decidesse di rompere con l’ex amico Silvio, si attesterebbe tra l’8% e il 10%: un mezzo flop. Ma si sa che Gianfranco ultimamente (chissà perché?) trova indigesta la politica dei sondaggi. Il governo, infine, per la disperazione di antiberlusconiani e finiani, ha un gradimento in crescita dal 47% al 48%, nonostante alcune riforme "forzatamente" non troppo popolari (in primis la manovra) e i dissidi interni al Popolo delle libertà. E mentre il rio Silvio sgorga tranquillamente, infischiandosene di ostacoli e tranelli; Gianfranco e Pierluigi continueranno a provarle tutte (inutilmente?) pur di fermare questa "forza della natura". D’altronde, come diceva Talleyrand, "il potere logora chi non ce l’ha". E Gianfranco e Pierluigi sono sempre più sciupati.


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