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Sgarbi fa l'eroe dei Due Mondi e lega con la storia Salemi e Spoleto

• da Italia Oggi del 18 giugno 2010

di Pierre De Nolac

 

Nessuno è più bipartisan di Vittorio Sgarbi. Pur di lavorare. Sì, perché in politica il critico d’arte sbanda paurosamente a destra e a sinistra, senza dimenticare il centro, con l’obiettivo di esercitare il suo mestiere di curatore di mostre per conto di istituzioni statali e enti locali. Nonostante le lamentele di governatori regionali, presidenti delle province e sindaci di grandi e piccoli comuni, dalle casse degli assessorati escono ancora troppi soldi per attività culturali spesso di qualità discutibile, e gran parte delle spese è destinata a curatori e allestitori delle sale espositive.
E la conquista della soprintendenza veneziana a Sgarbi non basta, specie dal punto di vista del trattamento economico, a causa di uno stile di vita dispendioso. Così l’ex sottosegretario ai beni culturali ha seguito in Bulgaria il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, anche per benedire la «Casa Sicilia» osannata dal governatore dell’isola Raffaele Lombardo, ma appena tornato in Italia si è messo in moto per intercettare esponenti del mondo della cultura legati al Partito democratico (indispensabili per lavorare in Umbria, Toscana e Emilia Romagna, ricchissime di capolavori della storia dell’arte). E in mezzo ha visto, l’altra mattina, nella sala romana dell’associazione della stampa estera in Italia, alcuni esponenti rutelliani in occasione della presentazione del progetto «Nuovo paesaggio italiano», insieme con Oliviero Toscani (radicale doc). Il weekend di Sgarbi si preannuncia fruttuoso, per le sue iniziative culturali: a Spoleto, in occasione del Festival dei 2 mondi, tesserà gli elogi dell’ex ministro ombra della cultura del Pd, Vincenzo Cerami. Il critico d’arte ha sottoposto a un pressing straordinario lo sceneggiatore preferito da Roberto Benigni (e dall’ex sindaco di Roma Walter Veltroni), a causa dell’incarico che Cerami ha accettato dal comune umbro: assessore alla cultura. Una manovra di accerchiamento che non è stata ancora coronata dal successo, però, visto che lo scrittore (erede morale di Pier Paolo Pasolini) ha affidato a un altro critico, Gianluca Marziani, le mostre comunali. E Vittorio si è dovuto accontentare di curare le esposizioni del Festival (dove appare la fondazione Sgarbi, con la direzione delle mostre affidata a Giada Cantamessa), creando un ponte tra il premio Arciere della sarda Sant’Antioco (Vittorio è il presidente della giuria) e l’amata città di Salemi.
Tanto da leggere, sul testo che annuncia la kermesse in terra umbra, che «è la storia che unisce Spoleto a Salemi». Con quale motivazione? Nella città siciliana il 14 maggio 1860 Giuseppe Garibaldi assunse i poteri della dittatura in nome del re Vittorio Emanuele, e dalla torre dei castello fu issato il primo tricolore che la fece diventare prima capitale dell’Italia unita. E «sempre nel 1860, mentre Garibaldi da Salemi marciava verso Calatafimi dove si è combattuta la celebre battaglia di Pianto Romano contro l’esercito borbonico, Luigi Pianciani (nel 1865 eletto deputato e successivamente sindaco di Roma) partecipava alla campagna per l’unità della patria». Qual è l’ardito collegamento sgarbiano tra questi eventi siculo-umbri? Il palazzo di Spoleto che ospita la mostra protagonista della sezione arte si chiama Pianciani.


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