Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
gio 25 apr. 2024
  cerca in archivio   RASSEGNA STAMPA
Nel Pd scoppia il caso "compagni". E la base si divide

• da Il Messaggero del 21 giugno 2010

di Mario Stanganelli

 

«Cari compagni...», un saluto che nel secolo da poco trascorso sarebbe stato di prammatica in un’assemblea di sinistra, per quanto moderata, ha invece scosso sabato mattina la platea del Pd al Palalottomatica. Lungi dal pensare a una provocazione dell’attore Fabrizio Gifuni, invitato come rappresentante dei ceti intellettuali vicini al partito di Bersani. Il fatto è che l’antico appellativo, caduto in disgrazia a partire dagli anni ‘90, non veniva pronunciato da qualche lustro davanti ad assembramenti
superiori alla dozzina di persone, con l’eccezione dei radicali di Marco Pannella che, nonostante le loro radici liberali, lo avevano adottato fin dalla loro nascita, non senza qualche recriminazione della sinistra ufficiale che si era sentita quasi espropriata di un elemento connotante della propria identità da parte di un gruppo di outsider.
L’uscita di Gifuni, accompagnata da segnali di irrigidimento nel discorso di Bersani, ha suscitato un certo allarme soprattutto tra gli ex Popolari che, dalla vittoria in congresso dell’attuale segretario, temono uno squilibrio a sinistra dell’asse del Pd. Ed è dalla minoranza interna che è partito ieri il fuoco di fila sull’ormai imbarazzante sostantivo e, di riflesso, sulla linea del partito. «Siamo democratici, non compagni - ha dichiarato Gero Grassi, deputato di "Area democratica" -. Il Pd che vogliamo non può e non deve parlare a una sola parte dell’Italia, ma a tutta». «Continuando così - è l’infausta previsione di Grassi - i democratici e le democratiche che vogliono il partito del domani, prima o poi lasceranno quanti continuano a vivere una storia che è solo quella di ieri». Ad allargare il discorso alla mai chiusa polemica sul ruolo della borghesia di sinistra è, su Facebook, il costituzionalista Stefano Ceccanti, che osserva come «ancora una volta, con Gifuni alla platea del Pd, a farci andare indietro, persino rispetto ai Ds, ci
aiutano i ceti medi riflessivi»: il senatore democrat ricorda infatti che agli "Stati generali" in cui nacquero nel ‘98 i Ds, il leader dei Cristiano Sociali, Ermanno Gorrieri, chiese che nel nuovo partito, «affinché ciascuno potessi sentirsi a casa propria, la si smettesse di chiamarsi compagni», seguirono vibranti proteste, a cui Massimo D’Alema cercò di mettere la sordina affermando che non era il caso di andare troppo in là con le innovazioni. A sua volta, il deputato Giorgio Merlo, richiamandosi alla necessità di «un vero interclassismo sociale», invita a «candidarsi al governo del Paese rinunciando alla vecchia e ormai datata esperienza della sinistra italiana. Mentre - osserva - i Gifuni di turno disegnano solo un ruolo di eterna opposizione». Anche un gruppo di esponenti della direzione romana dei Giovani Democratici ha preso l’iniziativa di scrivere a Bersani per manifestargli «il loro disagio di fronte a parole e comportamenti che guardano in maniera ingiustificatamente romantica al passato». «La parola compagno è una parola che noi rispettiamo perla sua tradizione, ma - aggiungono i giovani del Pd - non rientra nel nostro pensare politico e facciamo fatica ad accettarla. Quando al Palalottomatica alcuni relatori hanno iniziato il loro discorso con il trapassato "cari compagni" noi non ci siamo sentiti destinatari del loro messaggio».
Ma che la vicenda riguardi qualcosa di più profondo del solo dato lessicale della koiné del popolo democrat, è testimoniato dalla non sorprendente spaccatura della base del Pd sulla questione, che trova la sua palestra sul web. Se gli esponenti ex Pci-Pds-Ds preferiscono tacere o, come fa il capo segreteria del Pd Filippo Penati, si limitano a difendere la linea politica espressa sabato da Bersani, è su Facebook e dintorni che - sullo sfondo di un’altra, più decisiva e divisiva vicenda, come quella della Fiat di Pomigliano d’Arco - si manifestano cori di approvazione sia per i toni più duri usati dal segretario, sia per gli accenti nuovi risuonati al Palalottomatica, "compagne e compagni" in primo luogo.


IN PRIMO PIANO







  stampa questa pagina invia questa pagina per mail