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La conversione in legge del decreto sulla manovra economica «non può non dominare l’agenda parlamentare nel breve tempo che separa le Camere dalla pausa estiva». Giorgio Napolitano avverte il governo: la priorità non è il disegno di legge sulle intercettazioni, ma il provvedimento con le misure anti-crisi. «Occorre il concentrarsi di tutte le forze politiche e sociali e delle componenti istituzionali su una discussione seria e aperta attorno ai termini della manovra finanziaria», ammonisce il capo dello Stato.
L’ASSE CON FINI
A Napolitano l’occasione per bocciare l’agenda di Palazzo Chigi la offre la cerimonia che si svolge al Quirinale per la conclusione dell’ottava consiliatura del Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro di cui il presidente, Antonio Marzano, auspica «un’autoriforma» attraverso il contributo di una commissione di «esperti». Pur senza nominare la contestata riforma delle intercettazioni, è chiaro a tutti dove intende andare a parare il presidente della Repubblica quando rivolge la sua «pacata e meditata esortazione» a dare la precedenza alla manovra. Per Napolitano, infatti, la materia dei «provvedimenti urgenti per la finanza e l’economia» è «già tanto ardua» che non è il caso di condizionare «negativamente» il confronto con le «tensioni politiche» accumulate «su tutt’altra materia». Ovvero le intercettazioni. La manovra economica, insomma, viene prima. A maggior ragione perché, ricorda il capo dello Stato, c’è un «decreto da convertire in legge entro fine luglio». Questo, chiosa Napolitano, significherebbe «anche esprimere, nella massima misura possibile, il senso di una comune responsabilità nazionale nell’attuale grave momento». Come dire: tra le due cose, intercettazioni e crisi economica, non c’è paragone. Le parole provenienti dal Colle testimoniano una volta di più la saldezza dell’asse tra Napolitano e Gianfranco Fini, presidente della Camera, che una settimana fa aveva rivolto un invito simile al governo entrando nuovamente in rotta di collisione con Silvio Berlusconi, intenzionato a chiudere prima la partita sulle intercettazioni. Partita, invece, che adesso rischia ufficialmente di allungarsi, visto che la conferenza dei capigruppo di Montecitorio di ieri, convocata per stilare l’ordine dei lavori di questa e della prossima settimana, non ha fatto cenno al disegno di legge sugli ascolti. Tutto rinviato a mercoledì 30 giugno, quando la conferenza tornerà a riunirsi per il calendario di luglio. Così dal Senato Emma Bonino, vicepresidente di Palazzo Madama, suona il de profundis: «Per un "sì" entro l’estate dopo aver cambiato il testo alla Camera, mancano i tempi tecnici e le condizioni politiche». Il presidente della Repubblica, però, non si limita a mettere in naftalina la legge che riforma le intercettazioni, ma auspica anche una modifica della manovra stessa. Oltre a porsi il traguardo «del concreto raggiungimento di adeguati obiettivi del consolidamento dei bilanci pubblici», infatti, per Napolitano la legge finanziaria deve puntare anche al «rilancio della crescita economica». Solo «dall’equilibrio e dall’equità della manovra», ammonisce il capo dello Stato, «potranno discendere effetti importanti in termini di dialogo e coesione sociale».
E BERSANI APPLAUDE
L’opposizione, pronta a salire sulle barricate per contrastare il cammino del testo sulle intercettazioni, accoglie come una manna dal cielo le parole di Napolitano. «Sagge e illuminanti, mi auguro che l’intervento del presidente sia letto riga per riga», fa sapere Pier Luigi Bersani, numero uno del Partito democratico. «Napolitano ha ragione, è la manovra la questione essenziale», aggiunge il vicesegretario Enrico Letta. Soddisfatto anche Massimo Donadi, capogruppo dell’Italia dei valori alla Camera: «In questo momento di grave crisi economica, la pri ori tà per il Paese è l’economia e il suo rilancio». E batte le mani anche Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc: «La manovra è la priorità , se di intercettazioni se ne parla due mesi in più non cambia nulla