Â
L’ Unione delle Camere penali ha presentato denunce in ogni distretto di corte d’appello relative alle condizioni di vita nelle rispettive carceri. Una decisione presa a causa dell’immobilismo delle istituzioni nei confronti del problema del sovraffollamento
Oggi, i detenuti nelle galere italiane hanno raggiunto il numero più alto dell’intera storia carceraria nazionale. Sono 68.021. Ciò mentre il piano carceri annunciato 11 volte nel corso degli ultimi 24 mesi dal ministro della Giustizia si rivela una tragica beffa. Non un metro di spazio in più per i detenuti, non un solo servizio pìù decoroso, non l’assunzione di un solo poliziotto penitenziario e di un solo psicologo. Così dal primo gennaio 2010 a oggi il numero dei suicidi ha raggiunto quota 30 e in carcere ci si ammazza venti volte più di quanto ci si tolga la vita fuori". Lo ha dichiarato Luigi Manconi, presidente di "A Buon Diritto" quando si è saputo dell’ennesimo record battuto in materia di invivibilità e di illegalità delle istituzioni penitenziarie. Tutto ciò spiega anche l’iniziativa praticamente senza precedenti adottata nei giorni scorsi dall’Unione delle Camere penali: presentare denunce in ogni distretto dì corte d’appello relative alle condizioni di vita nelle rispettive carceri. Questo affinché "i responsabili della tutela dei diritti dei detenuti pongano in essere tutte le iniziative idonee a garantire il rispetto del dettato costituzionale". Finora sono state presentati esposti e denunce relative alla condizione carcerarie nelle città di Ascoli Piceno, Bari, Bologna,Catania, Catanzaro, Firenze, Frosinone, Gorizia, Imperia, Brescia, Milano San Vittore, Modena, Napoli, Novara, Padova, Parma, Piacenza, Torino, Biella, Cuneo, Fossano, Saluzzo, Ivrea, Asti, Aosta, Alba, Pisa, Pistoia, Prato , Reggio Emilia, Roma, Rebibbia femminile e Regina Coeli, Sulmona, Torino, Velletri e Vercelli.
Le camere penali hanno anche messo sul loro sito internet un formulario con cui presentare questi esposti. Significative le prime righe: "preso atto della drammatica e notoria emergenza che vive in questo periodo il sistema penitenziario a causa del sovraffollamento, sì intende intervenire a tutela dei diritti dei detenuti che patiscono una non pìù tollerabile lesione al diritto alla salute, alla vita di relazione, alla partecipazione a programmi rieducativi secondo i canoni sanciti dall’art. 27 della Costituzione". E’ il famoso piano carceri di Alfano, di cui il ministro ha menato vanto anche in un’intervista sull’ultimo numero di "Panorama"? Nonostante le periodiche citazioni, a dispetto dello sciopero della fame che i radicali italiani hanno condotto per settimane, sotto la guida della deputata Rita Bernardini (eletta nelle liste del Pd come tutti gli altri) non se ne parla più, come non si parla più del decreto che avrebbe dovuto concedere i domiciliari a chi doveva scontare l’ultimo periodo di dodici mesi di detenzione in residuo pena.
Forse per pudore, è scesa una coltre di silenzio. D’altronde la sporca demagogia incrociata di Lega Nord e di Italia dei Valori ha mandato tutto in malora. Compresa la vita di chi è detenuto. E anche il sindacato degli agenti di custodia, Osapp, ha perso la fiducia nel ministro e nel suo operato, come evidenziato in un durissimo comunicato di alcuni giorni fa. "Che fossimo nella fase di non ritorno lo avevamo già dichiarato ed altrettanto, per le carceri, avevamo indicato il pericolo del lassismo istituzionale - vi si legge tra l’altro dopo la mancata realizzazione delle iniziative e dei piani straordinari a lungo promessi dal Ministro Alfano e del Capo del Dap tonta e persino oggetto di trionfali annunci da parte del Presidente del Consiglio dei
Ministri Berlusconi, ma l’emergenza ed i rischi legati alla condizione delle carceri nel nostro Paese, non
può più essere un problema di cui si debbano preoccupare esclusivamente i poliziotti penitenziari". Ergo? "Proprio perchè inizia a scarseggiare la fiducia nei confronti di un Ministro che alle promesse sulle carceri non mantenute, sembra avere sostituito un indecoroso silenzio e in ragione del fatto che, visti lo stato di prostrazione e il degrado del personale, delle strutture e dell’utenza, non comprendiamo l’utilità dei poteri di Commissario straordinario conferitigli e come possa tuttora risultare estraneo al fallimento dell’Amministrazione l’attuale capo del Dap". Cioè Franco tonta. Un uomo di cui ormai tutte le sigle sindacali della polizia penitenziaria chiedono la testa.