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Il ferimento di sei agenti della polizia penitenziaria avvenuto la scorsa settimana nel carcere palermitano dell’Ucciardone, dopo un intervento per sedare una rissa scoppiata tra i detenuti, riporta prepotentemente alla ribalta la drammatica e allarmante situazione degli istituti di pena nel nostro Paese. L’episodio dell’Ucciardone, ritenuto "gravissimo e inaccettabile" dal sindacato autonomo della polizia penitenziaria, per il quale "si tratta dell’ennesimo grave episodio di tensione a danno di appartenenti alla polizia penitenziaria in un carcere italiano", è soltanto la punta dell’iceberg dell’emergenza carceri, che sta diventando sempre più esplosiva. "II sovraffollamento e il caldo determinano reazioni spropositate - ha affermato il senatore Salvo Fleres, garante per la tutela dei diritti dei detenuti in Sicilia e coordinatore nazionale dei garanti regionali -. Condanno qualsiasi atto di violenza compiuto dai detenuti e al personale di polizia penitenziaria aggredito, va tutta la mia solidarietà ". La situazione,non solo del penitenziario palermitano - quando è avvenuta la rissa c’erano solo quattro agenti per 300 detenuti - ma di tutto il "pianeta carcere" italiano, è ormai prossima al collasso. Sovraffollamento ed edifici inadeguati o fatiscenti, carenza dell’organico ordinario rispetto a quello effettivo, assenza di una vera attività formativa, mancanza del personale specifico, suicidi o tentativi di suicidio, sono tra le emergenze delle nostre carceri, definite da Marco Pannella in visita lo scorso aprile all’Ucciardone, "una discarica sociale". Secondo il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, i detenuti sono quasi alla soglie dei 70 mila, più precisamente 68.026 (questa la rilevazione statistica di ieri), di cui 24.944 stranieri che rappresentano quasi il 37% della popolazione carceraria, a fronte di una capienza regolamentare di 44.218 posti e un limite tollerabile di 66.905. Quasi la metà dei detenuti, 29.769 pari al 44% del totale, è in attesa di giudizio, cioè sta subendo la carcerazione preventiva, mentre 35.852, cioè il 55%, sono i condannati. Gli agenti della polizia penitenziaria hanno turni massacranti, e non solo a causa del sovraffollamento: su un numero complessivo di 37.690 agenti gli effettivi sono 34.988 con una riduzione di quasi 5000 unità , negli ultimi cinque anni, rispetto all’organico previsto circa 42.000. Questi dati sono sufficienti, per comprendere come le condizioni di vivibilità all’interno dei penitenziari italiani siano insopportabili e disumane per i detenuti e assolutamente difficili e stressanti per gli agenti di polizia. Dall’inizio dell’anno si sono registrati 32 suicidi tra i detenuti e altrettanti tentativi sono stati sventati dall’intervento tempestivo degli agenti penitenziari. Un dato "curioso" quanto strano è la conversione
(nell’ultimo anno) di quasi 150 detenuti dal cattolicesimo all’islamismo che senza togliere la libertà ad alcuno di credere nella religione che vuole - rileva un fatto sociologicamente preoccupante, come afferma Fleres: "Le situazioni estreme spingono verso religioni estreme. Non si tratta di discriminazione religiosa, ma di analisi sociologica".
Il "pianeta carcere" è senza dubbio complesso e l’amministrazione penitenziaria è un insieme di contraddizioni: manca il personale, ma 2500 agenti sono adibiti ad altri compiti; non ci sono risorse, ma si effettuano trasferimenti di detenuti anche se mancano sette o otto giorni per il fine pena; c’è sovraffollamento, ma decine di carceri sono chiuse per mancanza di personale. Queste sono soltanto alcune delle incongruenze che, se non affrontate al più presto, rischiano di far precipitare la situazione delle carceri italiane, ormai vere e proprie bombe ad orologeria. Il ddl Alfano, il cosiddetto "svuota-carceri", concepito per dare una risposta al sovraffollamento in vista dell’estate, che prevede, tra l’altro,
il beneficio degli arresti domiciliari per chi deve scontare l’ultimo anno di pena,ma solo dopo la decisione del magistrato di sorveglianza, e l’assunzione di nuovi agenti con gli stanziamenti previsti dalla Finanziaria (circa 2000), riuscirà ad arginare l’emergenza? "Sicuramente ci sono tante buone intenzioni dice Fleres - ma il tema è molto più profondo. C’è la necessità di individuare pene alternative, di mandare nelle comunità i tossicodipendenti, di costruire carceri nuove e di assumere personale in numero sufficiente. Tutto questo va fatto a tamburo battente. Altrimenti da qui a pochi mesi succederà l’inferno".