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"Coppie di fatto? L'Italia ci segua"

• da La stampa del 30 giugno 2010

di Emanuela Minucci

«Le coppie di fatto non sono più una patologia, ma una fisiologia del nostro Paese. E’ la delibera di iniziativa popolare approvata dal Comune di Torino che dice sì alle unioni civili basate sul vincolo affettivo è prima di tutto un segnale forte nei confronti del Parlamento affinché riprenda in mano - e con decisione - temi che non possono più attendere».
Il sindaco Chiamparino, che l’altra sera in Consiglio ricordava agli scettici che «i Comuni sono ufficiali per conto del Governo in tutte le materie di stato civile» è orgoglioso della delibera-pilota approvata due giorni fa dalla sua Sala Rossa. E insiste: «Quel documento non ha soltanto il valore di un sasso gettato nello stagno, ma per le questioni pratiche di competenza locale, vedi l’accesso agli asili o alle case, costituirà un piccolo privilegio in più di cui potranno beneficiare non solo le coppie di fatto cui il Comune di Torino ha già aperto le graduatorie da un pezzo, ma anche le coppie omosessuali».
Eccolo, il vero sasso nello stagno. Un documento che fra pochi giorni l’anagrafe di Torino rilascerà a tutte le coppie che dichiareranno allo sportello di convivere «per motivi affettivi». Non sostituirà lo stato di famiglia, ma attesterà che quelle due persone, magari dello stesso sesso, rappresentano un’unione di fatto. E in virtù di quel certificato, insieme, potranno godere di particolari diritti. A chi ieri, addirittura, accusava il sindaco di mettere in campo una discriminazione all’incontrario, vale a dire creare una specie di «schedatura», Chiamparino ha risposto con un sorriso: «Mica mandiamo i vigili a casa per scoprire queste convivenze: sono loro, i conviventi, che si presentano all’anagrafe per ottenere maggiori diritti da parte dell’amministrazione».
A Torino ci sono 10.577 nuclei di due persone (quasi tutte coppie di fatto) e 21.516 nuclei con almeno un convivente (quasi sempre coppie di fatto con figli). Queste 32 mila «famiglie» - tra cui figurano 505 coppie composte da persone dello stesso sesso - potrebbero usufruire della nuova norma, sulla cui efficacia alcuni nutrono dubbi. Come l’onorevole dell’Api Marco Calgaro, per esempio, che accusa: «Non cambia a nulla neanche a livello comunale, infatti già oggi è possibile farsi rilasciare l’attestato di famiglia anagrafica, che consente di non essere discriminati rispetto a nessuno dei servizi offerti dal Comune». Conclude: «Sono invece favorevole a legiferare sulla convivenza omosessuale: in quel caso può essere necessaria qualche tutela in più». Di parere, opposto, uno dei primi firmatari della delibera, Silvio Viale, presidente dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta: «Si tratta di un bel passo avanti perché si approva oggi quello che non si riuscì a fare negli Anni Novanta, anche se è significativo che la novità nasca da un’iniziativa popolare e non consigliare: ora si dia il via libera al testamento biologico».
In mezzo, fra questi due pareri, il silenzio della Chiesa: per il momento il cardinale Poletto si affida a un prudente «no comment», mentre per oggi è atteso in merito il parere dell’Ufficio della Pastorale per la Famiglia della Diocesi.



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