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Una manovra azzardata che rischia di far saltare la maggioranza. L'accelerata sul disegno di legge sulle intercettazioni che arriverà in aula alla Camera il prossimo 29 luglio, dopo l'esame della manovra economica ha fatto sbottare Gianfranco Fini: «è solo un puntiglio». Il presidente della Camera avrebbe detto che calendarizzare a fine luglio il disegno di legge «è irragionevole», dal momento che, come è probabile, il voto finale finirà comunque a settembre, in vista delle probabili modifiche alla Camera. Fini non è «potuto venire meno al proprio dovere istituzionale» visto che la decisione è stata presa a maggioranza dalla conferenza dei capogruppo di Montecitorio, con il parere contrario delle opposizioni. Il governo ritiene, invece, che si possa approvare il testo prima della pausa estiva e i tempi non saranno contingentati. Gianfranco Fini ha anche sottolineato come sia necessaria una legge che tuteli la privacy dei cittadini: «Gli eccessi che causano la prevalenza del diritto all'informazione su quello della privacy devono spingerci a trovare una soluzione diversa da quella di coloro che pensano che il contemperamento tra il diritto alla riservatezza e le esigenze della sicurezza, della legalità e dell'informazione possa scaturire spontaneamente». Contro quella che viene ormai considerata la"legge bavaglio" sono mobilitati tutti gli operatori dell'informazione che parteciperanno alla manifestazione di oggi pomeriggio a Roma, organizzata dalla Federazione nazionale della stampa. E il sindacato dei giornalisti ha anche confermato lo sciopero dell'informazione per il 9 luglio prossimo. Secondo il segretario Franco Siddi quella della maggioranza è un «atto di forza» contro la libertà di stampa. Per la maggioranza assoluta degli italiani, intervistati dall'Istituto Demopolis, diffusi alla vigilia della manifestazione promossa dalla Federazione Nazionale della Stampa, le intercettazioni andrebbero pubblicate per continuare a garantire il diritto dei cittadini all'informazione, ponendo però dei limiti precisi alla diffusione di notizie sulla vita privata degli intercettati e sulle persone estranee alle indagini. Oltre due terzi degli italiani si dichiarano contrari al disegno di legge che, se tramutato in legge, limiterebbe l'utilizzo delle intercettazioni da parte della magistratura e il divieto di pubblicazione sugli organi di stampa. L'accelerata sulle intercettazioni non contribuisce sicuramente a rasserenare gli animi sia del centrodestra sia delle opposizioni. Ambienti già molto tesi non solo per le vicende legate alla manovra che, con il diktat tremontiano sui saldi, si è trasformata in una guerra continua. Ma anche per la mozione di sfiducia nei confronti del ministro Aldo Brancher che verrà votata giovedì 8 luglio. Mozione che è stata firmata da tutti i deputati del Pd e di Idv, mentre l'Udc non l'ha sottoscritta, perché ritiene l'iniziativa controproducente dal momento che rischia di ricompattare tutta la maggioranza. Il vicecapogruppo dei centristi ha però aggiunto: «vedremo in aula il comportamento da tenere». Sulla fuga in avanti per le intercettazioni Michele Vietti ha lanciato un appello al Pdl: «Noi siamo stati sempre disponibili, ma farne una questione di puntiglio, irrigidendosi sul calendario con la forzatura del voto in agosto, rischia anche l'irrigidimento politico. Maggioranza e governo vogliono fare a braccio di ferro, ma sappiamo che la legge sarà cambiata, tornerà al Senato e non potrà essere votata ad agosto. Non si capisce il senso di questa forzatura. Mi auguro che maturi ragionevolezza». Una posizione confermata dal collega di partito Roberto Rao, secondo il quale «anche le odierne audizioni e le parole del Presidente dell'Autorità Garante per la protezione dei dati personali, Francesco Pizzetti, confermano che il disegno di legge sulle intercettazioni va cambiato e va profondamente migliorato. Non crediamo sia ragionevole che su un testo dare, maggioranza e opposizioni irrigidiscano le loro posizioni su schermaglie che nulla hanno a che fare con il contenuto. Il problema non è se votare questo testo in agosto, o nel mese di settembre, e alzare le barricate. La questione centrale è se riusciremo a trovare un equilibrio più avanzato e ragionevole nell'interesse dei cittadini tra diritto di cronaca, tutela della privacy e diritto alla sicurezza e alla legalità . Noi crediamo che questo lo si possa e debba fare, ed è evidente la necessità che poi il provvedimento torni al Senato per le valutazioni del caso. Quindi se la fretta che anima alcuni esponenti della maggioranza è dovuta alla possibile entrata in vigore della legge in estate, crediamo che possano tranquillamente esaminare il testo con più calma». Ma le parole di Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl a Montecitorio, rilevano ben altre intenzioni: «Nessuna prova di forza
ed è assolutamente improprio parlare di forzature. Quel testo è stato 14 mesi alla Camera, poi parecchi mesi al Senato, ora torna in terza lettura e in commissione si stanno facendo pure le audizioni. Andare a chiuderne l'esame entro la prima settimana di agosto è nell'ordine delle cose». Sulla posizione assunta da Gianfranco Fini Cicchitto ha aggiunto: «Deve essere capace di separare il proprio ruolo politico di minoranza all'interno del Pd] da quello di presidente della Camera. La terza carica dello Stato deve essere super partes in ogni direzione. Fini non può dare mai l'impressione di svolgere il suo ruolo istituzionale in funzione di quello di capo della minoranza interna al Pdl». Durissima la reazione degli altri partiti di opposizione. Per il capogruppo Pd alla Camera, Dario Franceschini: «E' una vergogna: di fronte ai problemi degli italiani l'unica priorità per Berlusconi e per la sua maggioranza è il provvedimento sulle intercettazioni, una misura che aumenta i problemi della sicurezza ostacolando il contrasto alla criminalità . La prima settimana d'agosto per la maggioranza sarà un inferno, perché a una manovra che deve essere approvata entro il 30 luglio si sommerà questo provvedimento». Per il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani si tratta di «un ulteriore gesto di arroganza che sfida la coscienza civile di questo Paese. Saranno giornate molto calde nelle quali combatteremo con tutto l'impegno e nelle quali chiediamo gesti di coerenza a chi nella maggioranza ha sollevato fondate obiezioni a norme che vanno contro la legalità e le libertà ». Secondo Emma Bonino, vicepresidente del Senato, è «la prova di forza di una maggioranza che scricchiola da tutte le parti: dal caso Brancher al non riuscire a nominare il ministro per lo Sviluppo Economico, che in questi momenti di crisi economica evidente è effettivamente una responsabilità molto grave». I dipietristi, con il capogruppo alla Camera, Massimo Donadi, hanno accusato la maggioranza di essere «senza vergogna. Spedire la discussione del ddl intercettazioni a ridosso di ferragosto, significa sperare che gli italiani, già in vacanza, non si accorgano della nefandezza che il governo sta propinando loro». Un governo sempre più appeso a un filo.