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Il Comune di Torino riconosce le coppie gay

• da Il Fatto Quotidiano del 1 luglio 2010

di Stefano Caselli

 

Simbolico sì, ma fino a un certo punto. E' il certificato che gli impiegati dell'anagrafe di Torino potranno rilasciare, a partire dai prossimi giorni, a chi richieda un attestato di famiglia anagrafica basata sul vincolo affettivo; in pratica, un riconoscimento comunale delle coppie di fatto, etero o gay che siano, frutto di una delibera d'iniziativa popolare approvata in Sala Rossa, dopo mesi di discussione, nelle stesse ore in cui poco lontano le truppe leghiste marciavano contro i ricorsi al Tar che rischiano di azzerare le ultime elezioni regionali. In attesa di una reazione della Curia, che non tarderà ad arrivare, ci pensa l'opposizione di centrodestra a bollare il provvedimento come una "pagliacciata" o - nella migliore delle ipotesi - come una "indebita invasione di campo in materia riservata al Parlamento nazionale". In realtà, a ben vedere, tutto rientra nella legislazione vigente; e ben lo spiega Vincenzo Cucco, radicale, tra i primi firmatari della petizione che nel settembre 2009 ha raccolto quasi tremila firme: "La nostra - racconta Cucco - era una richiesta politica al Comune affinché rimuovesse, nelle materie di sua competenza, le discriminazioni a danno delle unioni civili e delle coppie di fatto. E allora ci siamo chiesti: come definire giuridicamente le unioni civili? La risposta è nell'ordinamento, precisamente nella legge anagrafica, la 1288 del 1954 che, all'articolo 4 del regolamento di attuazione del 1989, definisce agli effetti anagrafici la famiglia come 'insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi, coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso Comune. Dunque una definizione molto ampia, che arriva fino ai vincoli affettivi. Per cui noi chiediamo alla città di Torino di adeguare le sue politiche e garantire pari dignità alle coppie riconosciute da questa legge. Perché già oggi, per l'erogazione di sussidi a vario titolo, l'ente verifica lo stato di necessità delle persone proprio sulla base della definizione di famiglia data dalla 1288; insomma, fino ad ora si sono pretesi i doveri conclude - è ora di elargire anche i diritti". Adesso che il consiglio comunale ha recepito la delibera d'iniziativa popolare, i telefoni dell'anagrafe di corso Regina Margherita cominciano a squillare. Decine di persone hanno già chiesto informazioni su come ottenere un certificato per ora simbolico, ma che in futuro potrà essere utilizzato per il riconoscimento di diritti e benefici previsti da atti e regolamenti della città di Torino: dalla casa alla sanità, dai servizi sociali alla scuola, fino all'assistenza gli anziani. Ora la palla passa ai singoli assessorati che dovranno adeguare i propri regolamenti e - particolare non trascurabile trovare i soldi per garantire i servizi. Il sindaco Sergio Chiamparino, che lo scorso febbraio si era attirato gli strali della Curia per aver partecipato, con tanto di fascia tricolore, al matrimonio simbolico di una coppia lesbica, vede nel provvedimento un respiro nazionale: "Con questa delibera - dichiara - si sono resi espliciti tutti i servizi che il Comune può elargire alle coppie di fatto, anche omosessuali; perché è inutile nascondersi, quando si parla di questi temi il problema vero sono le coppie gay, una realtà che la politica non può ignorare. A Torino si è trovata a quella mediazione cui in Parlamento non si è mai arrivati". E a chi rimprovera di aver invaso proprio un campo riservato al Parlamento, Chiamparino risponde: "Il Comune ha la delega del governo per anagrafe e stato civile, dunque siamo nel seminato". Unico rammarico per i promotori, l'eliminazione dal testo dell'espressione "pari opportunità", cassata per evitare mal di pancia a chi teme equiparazioni con la famiglia tradizionale, da un emendamento del Pd: "Peccato - ancora Cucco - era un punto decisivo. Ma va bene così, prendiamo il buono che c'è".


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