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Sul divorzio la Tv non ha dubbi

• da Avvenire del 1 luglio 2010

di Mirella Poggialini

 

Cattura per il piglio vivace e il dichiarato schieramento che una volta si sarebbe definito "radicale", la trasmissione Correva l'anno di Raitre: affrontando secondo una linearità cronologica argomenti legati alla nostra storia e ai mutamenti della società lungo il tempo. Interessante quindi, martedì sera, il tema dell'«arrivo del divorzio», commentato con vivacità da Emma Bonino e preceduto dall'elenco delle leggi emanate dal 1950 in poi per mutare la condizione della donna: abolizione del "delitto d'onore" e della penalizzazione dell'adulterio femminile; chiusura delle "case chiuse"; apertura dei pubblici uffici e delle professioni anche al personale femminile; aumento della frequenza scolastica per le donne, e così via. Il tutto con immagini d'epoca e con brio di commenti, con un tono di trionfo che contrastava con le perplessità recentemente espresse da alcune femministe impegnate, giustamente deluse perle scarse conquiste effettive che mezzo secolo ha loro concesso. Ma l'accomunare l'aborto - al quale si è fatto soltanto cenno - e il divorzio a una conquista reale, che «ha creato un nuovo modello di famiglia, cancellando la famiglia patriarcale» è risultato quanto meno eccessivo. Come se la «famiglia», secondo un vecchio schema sessantottino, fosse una istituzione negativa, e il matrimonio una situazione transitoria, al di là del valore del giuramento - per la prima volta messo in discussione da una legge - e dell'assunzione di responsabilità che definisce l'impegno. E citando come «liberazione» il divorzio, che ha dato il via a una frantumazione sociale sempre più grave e a una denatalità costante, il divorzio è stato proposto come conquista, come segno «di evoluzione dei tempi», di assunzione di «maggiori poteri da parte delle donne»: con semplificazione stantia e slogan di maniera, che delle trasformazioni sociali di cui siamo testimoni non hanno fatto alcun cenno.


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