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«Diciamo no al burqa e al niqab. Dobbiamo al più presto approvare una legge in questo senso perché così daremo un segnale importante. Un modo per dire a tutte le donne islamiche in Italia che questo è un paese libero, che non devono nascondersi e che qui i diritti della persona vengono rispettati. E soprattutto che non è indossando un velo che si diventa bravi musulmani». Souad Sbai, da sempre in prima fila per tutelare la libertà delle donne, prima come presidente dell'associazione donne marocchine in Italia e adesso come parlamentare del Pdl, è convinta sia possibile arrivare ad approvare una legge per proibire il burqa ed il niqab, i tradizionali veli islamici che coprono il volto, prima della fine di luglio. In commissione Affari costituzionali a Montecitorio sono da tempo in discussione diverse proposte per vietare in modo definitivo che si possa circolare in luoghi pubblici con il volto coperto anche se per motivi religiosi. «Oltre al mio testo c'è quello presentato dalla Lega e anche un paio dell'opposizione, uno di Paola Binetti dell'Udc. L'obbiettivo è lo stesso quindi confido che si possa arrivare ad un risultato concreto prima della pausa estiva», prosegue la Sbai, che spiega perché sia così importante arrivare al divieto anche se in Italia c'è già una legge che proibisce la copertura del volto per motivi di sicurezza. «Non si tratta soltanto di impedire che terroristi e criminali possano nascondersi dietro il burqa -sostiene la Sbai -. Non è in gioco soltanto la salvaguardia dei cittadini ma i diritti fondamentali della persona. Dobbiamo salvare le donne che vivono quotidianamente questo inferno, segregate, isolate. Nessuno le avvicinerà mai, non ci sarà mai per loro una possibilità di riscatto in quelle condizioni. La legge contro il burqa ha la stessa valenza della legge contro l'infibulazione». Proprio ieri il parlamento catalano ha respinto una mozione che chiedeva di proibire l'uso dei veli islamici integrali. Un risultato cui si è giunti dopo una burrascosa seduta ma che non stupisce visto che pochi giorni fa il Consiglio d'Europa ha approvato una risoluzione secondo la quale «nessuno dei paesi membri dovrebbe adottare leggi che introducano la generalizzata proibizione di indossare il burqa ed il niqab». Una decisione che la Sbai definisce pilatesca e anche vigliacca. «In sostanza l'Europa se ne è lavata le mani. Ha detto: ogni paese faccia come gli pare - tuona la rappresentante del Pdl -. Una soluzione ambigua che denuncia la volontà di non prendersi responsabilità . Ma come, chiedo io, mandiamo i nostri ragazzi a morire in Afghanistan per difendere i diritti umani di chi vive lì e poi permettiamo che nella civilissima e democratica Europa ci siano donne che vivono prive di qualsiasi diritto a cominciare da quello di un'identità ?». L'Italia deve dimostrare coraggio, prosegue la Sbai: «Non dobbiamo essere provinciali, non aspettiamo che altri facciano certe scelte. Guardiamo alla Francia e variamo questa legge - insiste -. Non accetto la tesi, sostenuta sempre e soltanto da uomini, che se proibiamo il burqa quelle donne non usciranno più da casa. Io dico che la legge "fa tradizione" sarà un segnale importante che darà forza a chi voleva liberarsi da quella costrizione ma fino ad ora si è sentita sola e non lo ha fatto». In Marocco, ricorda la Sbai, soltanto tre anni fa è passata la legge contro i matrimoni poligamici. «Da quando è cambiato il diritto di famiglia i matrimoni poligamici sono passati da 65.000 all'anno a 800 - spiega -. Dunque la legge è servita e servirà anche a far uscire le donne dalla segregazione imposta dalla copertura del viso».