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int. a R. Noury - Maroni intervenga deve salvare gli eritrei spariti

• da da l'Unità del 2 luglio 2010

di u.d.g.

 

Lager. Diritti calpestati. Vite spezzate. L'inferno libico e le coperture italiane. L'Unità ne parla con Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia. «L'Accordo di cooperazione Italia-Libia - sottolinea Noury - ha dato vita alla tragica stagione dei respingimenti nel 2009. L'Italia sta affrontando il fenomeno del flusso di migranti e richiedenti asilo con modalità illegali».
Le notizie che giungono dalla Libia raccontano di una tragedia in atto che riguarda alcune centinaia di eritrei. Anche alla luce di questi drammatici avvenimenti, qual è lo stato dei diritti umani nella Libia «sdoganata» da Berlusconi? «Ci sono due questioni apparentemente distinte ma che rientrano ambedue in un unico capitolo: quello della violazione dei diritti umani in Libia. La prima questione, è che non soltanto ci sono violazioni e assenze di garanzie nei confronti di cittadini stranieri, inclusi migranti, richiedenti asilo, rifugiati. Ma, ed è l'altra questione dello stesso capitolo, c'è anche un sistema di violazione dei diritti umani ai danni degli stessi cittadini di sparizioni di dissidenti che risalgono agli anni Ottanta e Novanta su cui non si è mai indagato, la tortura, processi irregolari, le frustrate nei confronti delle adultere. E poi c'è un'altra questione gravissima...».
Quale? «La totale assenza di garanzie nei confronti dei migranti, dei richiedenti asilo, rifugiati che arrivano in Libia sapendo che quello è un Paese di transito spesso obbligato per raggiungere l'Europa. La drammatica vicenda dei 250 eritrei che sarebbero stati portati via dal carcere di Misratah, portati a Sebha, nel sud del Paese, e che hanno denunciato di essere stati picchiati e di cui non si sa che fine hanno fatto, s'inserisce in questo quadro di totale assenza di garanzie».
Tutto questo avviene con il silenzio delle autorità italiane. Come spiegarlo? «Lo si spiega con una scelta che evidentemente è stata fatta dalle autorità italiane. Una scelta portata a termine dall'attuale Governo ma che era stata preparata nei precedenti. La Libia è stata innalzata a partner strategico nella gestione di un fenomeno certamente complesso, come è quello dei flussi di migranti e richiedenti asilo. Ma questa complessità non può giustificare in alcun modo le modalità scelte per affrontare questo fenomeno...».
A cosa si riferisce? «Mi riferisco ad un Accordo di cooperazione Italia-Libia, siglato da Berlusconi e Gheddafi, che ha dato vita alla tragica stagione dei respingimenti nel 2009. Si tratta di modalità illegali; illegali perché non contemplano l'esame di domande di asilo da parte di eventuali aventi diritto, e perché mandano queste persone in quei luoghi da cui giungono le notizie sconvolgenti di queste ore. In nome di questa partnership è evidente che si è deciso di non tenere in considerazione l'aspetto dei diritti umani. Questo mi pare palese. E molto grave. C'è una domanda che andrebbe rivolta alle autorità italiane, e in particolare al ministro dell'Interno Maroni: il ministro sa, si è informato con Tripoli sulla sorte di quei 250 eritrei respinti dall'Italia? E minimamente interessato a difenderne i diritti, a cominciare da quello alla vita?


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