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Diritti

• da Terra del 2 luglio 2010

di Valerio Ceva Grimaldi

 

Tanti e affollati presìdi per la legalità e il diritto ad informare. In decine di città, tra le quali Milano, Torino, Bari, Palermo, Padova, Parma, finanche Londra e Parigi. In piazza giornalisti, rappresentanti delle istituzioni, del mondo della cultura, politici, chiamati a raccolta dalla Fnsi, con la collaborazione di Popolo viola, Cgil, Arci, Articolo 21, Libertà e giustizia, Agende Rosse e Libertà è partecipazione. Ma anche i sindacati dei poliziotti. Tutti i partiti del centrosinistra. Un fronte variegato e ampio, tutti contro il ddl sulle intercettazioni telefoniche. Nella stessa giornata, arrivano da Malta le nette e rigorose parole del capo dello Stato Giorgio Napolitano: «Vista la confusione che ancora colgo in certi commenti di stampa sulla legge delle intercettazioni, posso ribadire che i punti critici della legge approvata dal Senato risultano chiaramente dal dibattito in corso e dal dibattito svoltosi in commissione Giustizia della Camera, nonchè da molti commenti di studiosi, sia costituzionalisti sia esperti della materia. E ovviamente - ha sottolineato Napolitano - quei punti critici sono gli stessi cui si riferiscono le preoccupazioni della Presidenza della Repubblica, e ciò non si è mancato di sottolinearlo nei rapporti con esponenti di maggioranza e di governo». Quanto alle soluzioni, il presidente è chiaro: «A noi non spetta indicare le modifiche da apportare. Valuteremo obiettivamente se verranno apportate modifiche adeguate alla problematicità di quei punti che sono già stati messi in così grande evidenza. E ci riserveremo la valutazione finale nell'ambito delle nostre prerogative». A Roma, a piazza Navona, c'erano cittadini, associazioni, bandiere di Pd, Idv, Arci, Sel, Legambiente, Cgil, Popolo Viola, Verdi, Cobas, grillini. Alla manifestazione, condotta sul palco dalla giornalista del Tgl Tiziana Ferrario, hanno partecipato
numerosi esponenti del centrosinistra oltre ai vertici dell'Fnsi. E, nell'occasione, ieri è arrivato anche il suggello dell'alleanza tra le due categorie professionali più colpite dal provvedimento del governo. «I magistrati uniti ai giornalisti», scrive il presidente dellAnm Luca Palamara in una lettera inviata a Franco Siddi e Roberto Natale, segretario generale e presidente Fnsi, «nella difesa dei fondamentali principi della libertà d'informazione e della legalità messi a rischio dal ddl sulle intercettazioni. Questa riforma limita drasticamente la possibilità per le forze dell'ordine e per la magistratura di individuare gli autori di reati di particolare allarme sociale e pregiudica in modo inaccettabile il diritto dei cittadini di essere informati su fatti di interesse pubblico». Un bavaglio ai magistrati, dunque, che comporta gravi ricadute in termini di efficacia al contrasto alle organizzazioni criminali, che si somma ad una stretta agli operatori dell'informazione. Una tenaglia che rischia di essere letale, nonostante le rassicurazioni del ministro Maroni: «Le indagini sulla mafia non subiranno conseguenze». Ma non sempre, hanno denunciato numerosi magistrati, le attività investigative iniziano già come indagini di mafia. Ed è qui che la legge rischia di incidere pesantemente.. «Con il ddl sulle intercettazioni», spiega il leader dei Verdi Angelo Bonelli, «il governo blocca il lavoro di giornalisti, magistrati e forze dell'ordine. Così non solo si censura la libertà d'informazione, ma si trasforma l'Italia in un porto franco per la criminalità internazionale». Il leader ecologista, in piazza, chiede «una fortissima mobilitazione perché ai cittadini italiani non può essere sottratto il racconto della verità, per respingere il tentativo di mettere la museruola a giornalisti e editori e per salvaguardare il diritto dei cittadini a sapere». Mobilitati anche i Radicali, « di fronte al tentativo di impedire per legge la denigrazione della classe dirigente attraverso illiberali divieti alla libertà di stampa, vera operazione da regime totalitario», accusa il presidente Mario Staderini. E l'ex segretario Pd Walter Veltroni, in piazza con tutto lo stato maggiore del partito, denuncia anch'egli «il bavaglio contro i magistrati». Durissimo Antonio Di Pietro: «Questa legge non deve esse- re emendata ma cancellata». E sulla calendarizzazione del ddl fissata al29luglio alla Camera, il leader dell'Idv parla « di un'azione truffaldina del governo». Una critica, quella della calendarizzazione immediata, che trova una sponda assai irrituale: Italo Bocchino, ex vicepresidente del gruppo Pdl alla Camera, finiano doc: «La scelta del Pdl di imporre alla Camera la calendarizzazione entro il mese di luglio - scrive sul sito di Generazione Italia - non è stata un'idea geniale. Nel testo attuale ci sono limiti troppo severi per le intercettazioni ambientali, sanzioni agli editori per una impossibile responsabilità oggettiva e limiti alle intercettazioni per alcuni reati come usura, estorsione e traffico illecito di rifiuti. C'è poi troppa confusione sul meccanismo delle mini proroghe di 72 ore». E il leader della Lega, il ministro Umberto Bossi, annuncia con voce critica: «Bisogna trovare una mediazione». Chissà a che prezzo...


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