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Londra, tagli del 40% ai ministri Trichet: l'austerità aiuterà la crescita

• da da La Repubblica del 5 luglio 2010

di Enrico Franceschini

 

La scure si fa sempre più larga. I tagli del 25% della spesa pubblica, annunciati il mese scorso dal governo britannico con la nuova manovra finanziaria, avevano già creato aspettative di un autunno dello scontento, con licenziamenti di massa, scioperi e manifestazioni di protesta. Ma adesso il ministro del Tesoro, George Osborne, esorta ad andare ancora più in là, chiedendo ai ministeri di individuare una riduzione della spesa fino al 40%. Si tratterebbe di quasi dimezzare la presenza dello stato nella società, per fare fronte a un deficit di bilancio che ha raggiunto 155 miliardi di sterline, il più alto in Europa, frutto di anni di spese disinvolte e dei massicci investimenti affrontati dal precedente governo, quello guidato da Gordon Brown, per salvare banche ed economia all'apice della recessione. In una lettera inviata ai vari dicasteri, il conservatore Osborne e il suo vice liberaldemocratico Danny Alexander chiedono di predisporre due modelli di tagli, da applicare nell'arco di quattro anni: il primo prevedendo una riduzione della spesa del 25%, il secondo del 40%. In entrambi i casi tagli senza precedenti nella storia recente del Regno Unito. Perfino Margaret Thatcher, autrice di riduzioni draconiane, si fermò in realtà al 10%, peraltro sufficiente a scatenare fortissime tensioni sociali, prima che la ripresa economica risollevasse il paese. La richiesta viene spiegata da Osborne con la decisione di dare una «immunità» a due settori, la sanità e lo sviluppo internazionale (del quale fanno parte gli aiuti al Terzo Mondo). Anche la Difesae l'Istruzione, si è appreso nell'ultimo fine settimana, riceveranno uno status privilegiato, cavandosela con tagli tra il 10 e il 20% invece che del 25. Ma per compensare tutto ciò, afferma Osborne, servono tagli più ampi in altri settori e da qui la sua richiesta di portare la scure fino al 40%. Il rischio è che ci sarà una perdita di posti di lavoro stimata tra 600 mila e un milione e mezzo di persone. E i sindacati promettono battaglia, avvertendo che taglie licenziamenti potrebbero innescare una nuova recessione. Intanto Jean-Claude Trichet, presidente della Banca Centrale Europea, non vede minacce alla crescita in Europa, né lo spettro di una seconda crisi economica, rischio che crede «passato del tutto». Ma in un discorso durante i Rencontres Economiques di Aix en Provence il numero uno della Bce ammonisce: «Sta ai governi darsi da fare per avviare le riforme strutturali, fondamentali per aumentare il potenziale di crescita. Una ripresa durevole e sostenibile richiede in primo luogo il ripristino della fiducia, e rafforzare la fiducia significa avere politiche di bilancio che siano equilibrate e sostenibili agli occhi di tutti, delle famiglie, la cui fiducia è fondamentale per la crescita, delle imprese, che devono essere pronte per preparare l'avvenire, e degli investitori».


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