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Dalle elezioni 2011 all'Expo 2015 sarà una partita tutta politica

• da L'Opinione delle Libertà del 5 luglio 2010

di Paolo Pillitteri

 

Si intrecciano, nel panorama politico cittadino, prospettive, preparativi e tensioni che sono motivi collegati alla doppia scadenza: delle amministrative milanesi dei 2011 e dell'Expo 2015. I due avvenimenti sono strettamente intrecciati perché il secondo è e sarà un "pretesto" per il primo, soprattutto perché chi l'ha fortemente voluto e ottenuto due anni fa (due anni fa!) evitando che finisse a Smirne, è il sindaco letizia Moratti. Che sarà, anche, il candidato sindaco prossimo venturo seguendo la logica secondo cui il sindaco uscente è il candidato naturale alle successive elezioni amministrative. Questo è il quadro politico nel quale la Polis meneghina si sta muovendo, sic stantibus rebus, ovvero se non ci saranno sorprese. Il fatto è che come abbiamo già osservato in passato, l'occasione Expo non sembra si stia giocando nel migliore dei modi se è vero come è vero che due anni sono passati e superati, ben poco si sta facendo e vedendo. Non solo ma ben due sono stati gli amministratori delegati "bruciati" dalle lotte intestine su cui aleggiano diversi interessi (come è naturale che sia) e la sempre deprecata ma non sempre spendibile, mancanza di fondi. Ciò che in realtà sorprende non è tanto o soltanto la vischiosità di scelte non ancora prese, come quella invero fondamentale dei terreni dell'Expo, da contrattare c'è chi parla incautamente di usufrutto se non di espropri - con Fiera di Milano e Famiglia Cabassi, ma anche e soprattutto la mancanza di una "testa" politica alla guida di un evento di portata certamente internazionale. La scelta di privilegiare i tecnici, la managerialità, è stata fino ad ora non pagante e l'impressione è che anche il nuovo Ad si iscrive, sia pure con provate capacità, in questa categoria. La quale, intendiamoci, è importante, ma non risulterà decisiva in un contesto nel quale, fino ad ora, chi ha avuto di gran lunga la meglio sulle beghe, i ritardi e le chiacchiere, è stato il Governatore Formigoni. Che, tra l'altro, è l'unico che disponga di risorse, almeno a sentire le lamentele degli altri partners, a cominciare dal Comune. Se tanto mi dà tanto, come si dice nel gergo, ecco che, probabilmente, anche il target decisionale dell'Expo dovrebbe essere affidato ad un politico, che abbia il senso della situazione, che sappia dove si va a parare, che sia cioè in grado di raccordare "politicamente" il quadro cittadino con quello provinciale, regionale e nazionale. Ci vorrebbe, insomma, una sorta di abile cursore dentro il variegato mondo delle sedi politiche decisionali aventi a che fare con l'Expo. Tenuto anche presente che l'attuale Presidente del Cda, l'industriale Diana Bracco, già a capo dell'Assolombarda è, per l'appunto, una personalità dell'imprenditoria. Naturalmente la "testa" dell'esposizione rimane sempre quella dei Sindaco, che ne è il commissario straordinario. Ma si sa quanto Donna Letizia sia pressata da altre incombenze, fra le quali, lo dice la parola stessa, quella di Primo Cittadino. Avrebbe bisogno di un alter ego. Ma la faccenda non è così semplice. Intanto a Milano si preparano le elezioni comunali del prossimo anno. In questo senso le opposizioni sembrano avviarsi verso il cosiddetto "mischione", una specie di coalizione onnicomprensiva contro Donna Letizia, copiando il marchio, invero desueto, dell'Ulivo prodiano, senza che, peraltro, si scorga un Prodi all'orizzonte. La Santa Alleanza vedrebbe addirittura insieme il diavolo delle sinistre, radicali inclusi, con l'acqua santa dell'Udc, mentre all'interno del cosiddetto centro destra si dovrebbe concretizzare una lista, ovviamente contro l'attuale sindaco, della Tiziana Maiolo e di Vittorio Sgarbi, due personaggi di spicco, già autorevoli componenti della giunta morattiana, ma presto espulsi con modi non precisamente cortesi. II "mischione" non appare, almeno a prima vista, una prospettiva vincente, posto che la sommatoria di sigle e partiti "contro" si rivela spesso inadatta, incapace, unfit, non solo a vincere ma a governare. Soprattutto in una città sostanzialmente moderata, guidata da lustri dal centro destra di Berlusconi che da quel dì è stato capace, diversamente dalle velleitarie sinistre, di attrarre il voto dei liberalsocialisti, laici, cattolici. C'è tuttavia da rilevare che alle ultime europee le opposizioni tutte insieme, compreso il partito di Casini, hanno sfiorato il 49%. Che è la stessa percentuale di Pdl più Lega. E ben sappiamo, dal tempo delle Europee, di una Opa di Bossi sulla Poltrona di Palazzo Marino.


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