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L'Aquila la strage della legalità

• da Terra del 4 luglio 2010

di Mario Staderini

 

Dal 2 luglio sino a domenica 4 si sta svolgendo a L'Aquila il Comitato nazionale di Radicali Italiani. Lo abbiamo fortemente voluto, nonostante le prevedibili difficoltà logistiche e organizzative, per un duplice ordine di motivi. Anzitutto perché riteniamo importante dare voce con i mezzi di cui disponiamo - i nostri corpi oltre che Radio Radicale - alle lotte e alle rivendicazioni dei cittadini aquilani. Riconosciamo in ciò che stanno vivendo quello che da radicali sperimentiamo a denunciamo da decenni. La principale arma utilizzata dal Regime italiano per tenere in piedi gli attuali assetti di potere è la censura delle voci realmente alternative e dissenzienti. Se gli italiani avessero potuto vedere la grande manifestazione del 16 giugno all'Aquila ed il Consiglio comunale svoltosi a Roma di fronte al Senato, oggi l'Aquila sarebbe priorità della politica. Invece i due eventi sono stati cancellati da buona parte dei media italiani, qualcosa di inimmaginabile in una democrazia; ed infatti l'Italia non lo è. Se agli italiani fosse riconosciuto il loro diritto a "conoscere per deliberare", le oligarchie
dominanti sarebbero presto mandate a casa. Ma c'è un secondo motivo che è stato fondamentale
nella scelta di venire a L'Aquila, ed è la convinzione che quanto avvenuto in Abruzzo rappresenti un tragico esempio della sessantennale distruzione nel nostro Paese della democrazia e dello Stato di diritto. Il dissesto idrogeologico, la mancata prevenzione, l'edilizia fuori norma, i controlli mancati e le procedure saltate, sono tanti esempi di quella strage di legalità che si traduce in strage di popoli.
È la “peste italiana” che abbiamo provato a denunciare alle elezioni europee del 2009 indossando la stella gialla e su cui stiamo attivando le giurisdizioni internazionali. La gestione emergenziale, apparentemente efficiente e adeguata a supplire -esautorandole- le carenze decisionali e operative delle istituzioni ordinarie, rappresenta un modus operandi che nasconde il tentativo di trasformare la stessa forma di Stato. Si tratta di una scorciatoia pericolosa che abbiamo già visto all'opera in passato: di fronte alle emergenze, la tentazione della soluzione autoritaria è sempre in agguato. Oggi al regime partitocratico non basta più la violazione sistematica delle regole, serve la licenza formale di operare al di fuori delle leggi. Il modello Protezione Civile Spa lo si applica oramai a tutto, ai grandi eventi, alle infrastrutture, alla mobilità, alla sicurezza, ai rifiuti. Sono pronti, lo avvertiamo, ad applicarlo alla gestione dell'ordine pubblico così come alle libertà civili e democratiche. Gli aquilani hanno saputo
individuare subito questi rischi, denunciarli per tempo, proporre soluzioni alternative. Inascoltati,
non si sono stati lasciati ridurre al silenzio, inventando strumenti e azioni che hanno costretto chi non
voleva ascoltarli, a sentire la loro voce. Sono segnali importanti di quella rivolta nonviolenta, legalitaria, democratica che riteniamo l'unica reale possibilità di alternativa al regime partitocratico, che usurpa le istituzioni e occupa i nostri territori.


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