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mar 16 apr. 2024
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Retromarcia Brancher sceglie il rito abbreviato

• da L'Unità del 6 luglio 2010

di Giuseppe Vespo

 

Dieci minuti. Tanti ne sono bastati all'ex ministro Aldo Brancher per rinunciare al legittimo impedimento, lasciare il dicastero del Decentramento della Sussidiarietà e dare un nuovo corso allo stralcio del processo Antonveneta che lo vede imputato per ricettazione e appropriazione indebita. Nell'udienza lampo di ieri l'esponente Pdl ha ceduto alle pressioni del suo stesso partito e ha rimesso le immunità garantite agli esponenti del governo Berlusconi, consegnandosi in questo modo ai magistrati. «La mia presenza è un segno di rispetto per il Tribunale - ha esordito davanti al giudice della quinta sezione penale di Milano, Anna Maria Gatto - Sono qui a difendere la mia innocenza. Pensavo di dover privilegiare per un breve periodo gli obblighi verso il mio Paese, ma siccome scelta è stata indebitamente strumentalizzata, ho fatto diverse scelte. Prima di tutto nel rispetto della mia famiglia e anche perché finiscano le strumentalizzazioni e le speculazioni».
SENTENZA A BREVE Brancher ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato incondizionato. Una formula che gli permetterà di evitare la ressa di telecamere dalle quali ieri si è dileguato - lasciando il Tribunale da una porta secondaria - e di godere dello sconto di un terzo della pena. Il nuovo rito, che eviterà al ministro Calderoli e all'ex banchiere Giampiero Fiorani di comparire in aula come testi, prevede però che il giudizio venga formulato solo sulla base del fascicolo processuale. La sentenza potrebbe arrivare già con la prossima udienza, prevista per il 28 luglio, al termine della requisitoria del pubblico ministero Eugenio Fusco e dell'arringa dei difensori, Filippo Dinacci e Piermaria Corso. L'accusa all'ex ministro è di appropriazione indebita di più di 400 mila euro e di ricettazione per altri 600 mila. Soldi che Brancher avrebbe ricevuto in contanti da Fiorani, ex ad della Banca popolare italiana, o da qualche suo collaboratore tra il 2001 e il 2005. Nel processo è coinvolta anche la moglie dell'esponente Pdl, Luana Maniezzo, accusata di appropriazione indebita. Ieri la posizione della donna è stata stralciata e il processo a suo carico andrà avanti con il rito ordinario. Anche in questo caso l'udienza è fissata per il 28 di luglio, giorno in cui i difensori della Maniezzo potrebbero sollevare l'eccezione di competenza territoriale e chiedere che il procedimento venga spostato in un'altra sede. Comunque vada il processo sarà celebrato da un altro giudice e non è escluso che il ministro Roberto Calderoli possa essere chiamato a testimoniare.
MINISTRO LAMPO Ieri in un'aula al terzo piano del palazzo di Giustizia di Milano, a diciotto giorni dalla nomina a ministro, Aldo Brancher ha chiesto la parola. In piedi, occhiali sul naso e appunti alla mano, in pochi minuti ha letto rivolto al giudice Gatto la sua dichiarazione: «Anticipo in questa sede la mia decisione irrevocabile di dimettermi da ministro al fine di consentire un rapido chiarimento della vicenda che mi riguarda». Con queste parole, riprese e subito rimbalzate in tutto il Paese, l'ex titolare del Decentramento della Sussidiarietà ha chiuso la sua esperienza lampo nel governo Berlusconi. Passando dalle tutele del legittimo impedimento, e magari del lodo Alfano allungato, alla condizione di imputato.


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