Stavolta Obama ha pigiato i tasto giusto nella schermaglia diplomatico-sanzionatoria contro l'Iran. Negli aeroporti tedeschi, inglesi, degli Emirati Arabi e del Kuwait, e questi sono solo i primi casi di un fenomeno che potrebbe diventare globale, gli aeroplani civili di due compagnie di Teheran sono rimasti a terra senza benzina perché le società petrolifere nega scali si sono rifiutati di fare il pieno. La causa sono le sanzioni unilaterali che il presidente Obama ha, aggiunto giovedì scorso a quelli passate in consiglio di sicurezza dell'Onu, annacquate secondo diktat di Cina e Russia che noi hanno opposto il veto a condizione che le misure non toccassero gli affari diretti, economici, politici e persino militari, che Pechino e Mosca non vogliono prescindere con Teheran. Obama, non potendo contare su un appoggio decisivo internazionale, ha agito di suo, proponendo una regoletta molto semplice. Le banche non americane che vogliono continuare a fare affari negli Usa e con clienti americani non devono farli più con le società , le banche e le istituzioni statali o che lavorano per il governo di Ahmadinejad. Aut aut, devono scegliere tra il partner americano o il partner iraniano. Lo scopo è di ostacolare l'accesso del regime ultra islamico al credito internazionale, di cui Teheran ha vitale bisogno per finanziare il suo piano di armamenti nucleari. Ma non solo. In un paradosso che è noto a tutti, pur essendo uno dei maggiori estrattori di petrolio al mondo, l'Iran ha una rete di raffinerie molto scadente, insufficiente al proprio fabbisogno. Dipende quindi dalle forniture delle compagnie estere. Obama con l'ultima raffica di sanzioni Usa ha inserito nella lista dei soggetti che devono scegliere con chi stare anche le società petrolifere che producono benzina e gasolio per il riscaldamento e i trasporti, e ciò sta appunto provocando l'effetto paralisi dei velivoli iraniani. Quando vanno in riserva all'estero, il "benzinaio" deve decidere se perdere il cliente Ahmadinejad o il cliente Obama. «Con queste sanzioni, insieme ad altre, stiamo colpendo al cuore la capacità del governo iraniano di trova re i fondi e sviluppare i suoi programmi nucleari», aveva detto il presidente al momento dell'annuncio delle nuove restrizioni, pensando soprattutto all'efficacia del blocco dei prestiti alle imprese iraniane coinvolte nel processo di arricchimento dell'uranio e di costruzione di fabbriche e impianti funzionali al progetto atomico. Fermare il fiume di soldi dalle banche tedesche o giapponesi al sistema finanziario iraniano è importante, ma ciò che potrà produrre il blocco alle pompe lo è ancora di più. Lo si capisce dalla reazione allarmata e piccata delle autorità iraniane ai primi rifiuti. «Dalla scorsa settimana, dopo il passaggio delle legge unilaterale americana e delle sanzioni contro l'Iran, gli scali in Inghilterra, Germania, Emirati Arabi si sono rifiutati di dare il carburante agli aerei iraniani», ha detto Mehdi Aliyari, segretario dell'Unione delle aviolinee iraniane, che ha aggiunto che le compagnie finora colpite sono state la Iran Air e la Mahan Air, che operano molti voli con l'Europa. Anche gli aeroporti del Kuwait, in un secondo comunicato dell'agenzia di notizie di stato Ima, sono poi stati aggiunti all'elenco dei cattivi. Pervez Sorouri, un parlamentare membro del comitato sulla politica estera e la sicurezza nazionale, ha annunciato a sua volta ritorsioni iraniane contro gli stati che aderiscono al boicottaggio Usa, specialmente contro gli Emirati Arabi. «L'Iran è un partner importante degli UAE (United Arab Emirates) che stanno emergendo dalla crisi», ha detto Sorouri, «e questo rifiuto potrebbe avere una qualche reazione da parte dell'Iran». In questo periodo dell'anno ci sono moltissimi iraniani che prendono gli aerei pervenire o andare da Teheran, per vacanza o per visitare le famiglie lontane, ed il disagio dei voli cancellati è benzina sul fuoco di una situazione sociale interna già molto precaria. Il risultato dei ritardi, e in certi casi della stessa possibilità di muoversi, è di fomentare le proteste dei cittadini già vessati dall'alta inflazione, dalle repressioni sui luoghi di lavoro contro i sindacati liberi e dalla opposizione politica che cova sotto il sistema dittatoriale di un controllo che è sempre più asfissiante dopo le elezioni-farsa di un anno fa, con la coda delle manifestazioni finite nel sangue per la mano dura del regime. La mossa di Obama colpisce ora l'opinione pubblica, che sente sulla sua pelle il peso delle decisioni autolesioniste del governo di Teheran. Rifiutare il rifornimento ai velivoli civili è un atto «contrario ai diritti umani e alle convenzioni internazionali», ha detto Teheran. Se l'Onu, famosa per i suoi comitati dei"diritti umani" dove hanno peso rilevante Libia, Cuba, Venezuela eccetera, partorirà una qualche condanna, ciò sarà utile per far capire ad Obama l'errore che ha commesso facendovi entrare gli Usa dopo che Bush se n'era andato sbattendo la porta