Senza che la stampa ne abbia quasi dato notizia, da venerdì a domenica scorsa si è tenuta una riunione del comitato nazionale dei radicali italiani. Bisogna ammettere che e difficile trovare un partito che riunisca così puntualmente i propri organi, con una regolarità inversamente proporzionale alle proprie dimensioni, posto che il movimento si regge su poche centinaia di iscritti, aderenti a una dozzina di organizzazioni che nell'insieme costituiscono la «galassia radicale». Nella prima giornata i lavori sono durati quattro ore e mezzo. Marco Pannella ha parlato due volte, spiegando che il primo intervento era un'introduzione all'introduzione, mentre il secondo costituiva l'introduzione. La prima volta il più logorroico dei politici nostrani ha parlato quasi 35 minuti; la seconda, 57 minuti e rotti. Il secondo giorno, su otto ore e mezzo di lavori Pannella è riuscito a tenere il microfono per tre quarti d'ora. Domenica si è contenuto nella solita, fluviale conversazione di due ore con il cireneo Massimo Bordin, direttore di Radioradicale. Va notato che Pannella non detiene alcuna carica fra i radicali italiani, tant'è che Radioradicale lo presenta come «presidente del senato del Partito Radicale Nonviolento, Transazionale e Transpartito» (che è altro dai radicali italiani). Non è più europarlamentare, visto che dall'anno scorso i radicali sono scomparsi dal parlamento europeo. Non è più deputato, posto che l'ultima sua elezione a Montecitorio risale al 1992. Non è segretario, non è tesoriere, non è presidente. Eppure imperversa per ore, con i suoi consolidati discorsi, molta parte dei quali è occupata da rievocazioni di numi storici del radicalismo italico, quali Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, o da nostalgiche esumazioni dei referendum degli anni settanta, per giungere a eventi meno distanti nel tempo, come il fallito tentativo di portare Emma Bonino al Quirinale nel 1999. Si aggiunga che l'oratoria di Pannella è disordinata, priva sia di un filo logico complessivo sia, perfino, di correttezza nelle singole frasi. I radicali, però, non soltanto sono avvezzi a sorbirsi tali sbrodolate, ma paiono trarne perfino masochistico piacere.
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