Monta la protesta tra le forze armate contro la manovra del governo: l’altroieri l’astensione dalla mensa di 550 sottoufficiali dell’Aeronautica alla base di Centocelle, a Roma, e analoghe iniziative che si sono ripetute nelle sedi di Ghedi, Gioia del Colle, Sigonella. Il settore, essendo costitutivamente votato alla «disciplina», difficilmente si mobilita: ma i tagli previsti dai ministri Tremonti e La Russa sono troppo forti, e così il malcontento cresce. A riferire gli episodi è il Partito per la tutela dei diritti dei militari e delle forze di polizia, dato che chi fa parte di un’arma non può avere un sindacato, nè può rilasciare dichiarazioni alla stampa se non autorizzato dai vertici, o altrimenti sotto anonimato, o pena pesanti sanzioni. Il Partito dei diritti
dei militari fa le sue campagne in stretto contatto coni parlamentari radicali, e diffonde le proprie idee e campagne via web o anche attraverso lo spazio su Radio Radicale Cittadini in divisa, Luca Marco Comellini, segretario del partito, ci dice che nelle forze armate molte persone vivono ormai «una situazione disperata»: «Carichi di lavoro e turni molto pesanti, spesso senza mezzi o benzina per le macchine, mentre uno stipendio medio si aggira sui 1200-1300 euro al mese. Senza contare i precari, che viaggiano sugli 800-900 euro mensili». I tagli annunciati dal governo, dunque, sono stati decisamente la goccia che ha fatto traboccare il vaso. «Berlusconi ha detto in tv che non si toccheranno più le tredicesime, ma al momento quell’emendamento, seppure riscritto, è sempre lì: quindi le decurteranno - continua Comellini - Inoltre per tre anni sono bloccati tutti gli avanzamenti: puoi essere promosso, ma sul piano economico il tuo stipendio non crescerà . Inoltre si preparano pesanti tagli agli organici: da qui al 2020 si vogliono ridurre i dipendenti di Esercito, Marina e Aeronautica da 190 mila a 120 mila. A pagare saranno soprattutto i precari, con contratti da 1 a 4 anni, alcuni anche vincitori di concorso nelle forze di polizia: finiranno in mezzo a una strada, disoccupati». Il partito dei diritti chiede che venga sospeso per tre anni l’investimento per i nuovi cacciaintercettori Jsf: «Si ricaverebbero 3,6 miliardi di euro, da utilizzare per ridurre l’impatto della manovra su tutti i cittadini, e in particolare per evitare nuovi tagli al settore forze armate». Inoltre, chiedono che l’intero programma Jsf sia dimezzato: «Da qui al 2026, per una spesa di 15 miliardi di euro, dovrebbero esserne acquistati 131. Si risparmierebbero insomma 7,5 miliardi». «La Russa per ora non ascolta i nostri appelli - conclude Comellini - e hanno scelto la repressione. 1600 sottoufficiali romani sono stati redarguiti, si è chiesto loro di "rientrare nei ranghi": minacciano insomma le vie disciplinari. Per le proteste collettive, ritenute un reato penale, un militare può essere anche processato, e mandato perfino in carcere».
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