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Assegnate 16 mila case, manca un miliardo

• da Corriere della Sera del 8 luglio 2010

di M. Antonietta Calabrò

Quello della sospensione delle tasse è solo uno dei problemi. Perché passare dall'emergenza alla gestione della ricostruzione vera e propria richiede almeno, secondo le stime prudenziali, un miliardo di euro sonanti l'anno. Per almeno dieci anni, tempo minimo stimato dallo stesso sottosegretario alla Protezione civile Guido Bertolaso. Soldi effettivi, per cassa, e non solo per competenza (sulla carta, ma senza stanziamento). Fin qui lo Stato. Ma anche il Comune dell'Aquila deve fare il suo dovere, approntando al più presto, cioè entro qualche settimana, il piano di ricostruzione senza il quale nel centro storico della città non può muoversi una pietra. Anche se arrivassero miliardi come se piovesse. È su questo duplice corno del dilemma che è partito il rimpallo delle responsabilità degli ultimi giorni. «Si cominci - ha messo nero su bianco Bertolaso - da ciò che la legge, e non le parole di qualche politico, garantisce per la ricostruzione, si prenda atto che c'è stato un terremoto devastante e chi tanto ha brigato per avere titolarità per le opere di ricostruzione, lavori per avviare questo percorso». Ma il sindaco Cialente (Pd) ha ribattuto: «La situazione dell'Aquila è drammatica perché l'economia è allo stremo e non riesce a partire la vera ricostruzione, e la ricostruzione è ferma perché non abbiamo risorse». Berlusconi da parte sua ha dichiarato: «Il mio compito è di garantire i finanziamenti, la legge affida la ricostruzione agli amministratori locali». Case e sfollati Su 48.545 persone senza casa, 16.685 sono state alloggiate in 4.449 appartamenti dei 20 nuovi quartieri, finanziati con i fondi della Protezione civile. 31.860 si trovano in una situazione precaria, tra alberghi (3.949), sistemazione autonoma con contributo statale di circa 300 euro al mese (25.437), affitti calmierati (1.750) o alloggio nelle caserme (724). In ogni caso il 25% delle abitazioni del cratere del sisma dovranno essere ricostruite o ristrutturate. Centro storico La rimozione delle macerie è iniziata solo a seguito della cosiddetta protesta delle carriole, che ha posto il problema violando la zona rossa. Un miliardo di euro l'anno. Bruno Vespa, abruzzese doc, in una lettera aperta al premier, pubblicata due settimane fa, ha testimoniato: «Sarebbe tecnicamente difficile spendere per la ricostruzione più di un miliardo l'anno e lei (riferendosi a Berlusconi, ndr) si impegnò a erogarlo. Dieci miliardi in dieci anni. E non basteranno. Ma intanto un miliardo all'anno sarebbe un finanziamento ineccepibile. A patto che sia denaro sonante». «Così, purtroppo, non è», ha commentato Vespa: «Il premier si era impegnato con il commissario Chiodi a versargli nei prossimi giorni 800 milioni. Il problema è che Chiodi ha debiti per 350.1450 milioni che restano sono pochi. Ecco dunque che la
prima, ragionevole richiesta è di garantire un flusso di cassa effettivo di un miliardo all'anno». Una nuova legge «Secondo noi - afferma sul fronte dell'opposizione, il segretario-dei radicali, Mario Staderini - nei prossimi sei mesi il Parlamento deve approvare una legge che dovrà definire le copertura finanziarie che al momento non ci sono, e individuare una ripartizione di competenze tra l'ambito locale e centrale, per superare l'emergenzialismo oggettivamente criminogeno ed autoritario» . La zona franca 145 milioni destinati alla «ripresa economica», grazie ad un emendamento di Marini(Pd), approvato con consenso bipartisan, sono stati raddoppiati come sostegno alle aziende, a cominciare da quelle esistenti. Rimane poi il problema delle le imposte. La dilazione di dieci anni, a partire dal 2011, decisa ieri da Letta e Tremonti, non basterà: umbri e marchigiani hanno restituito allo Stato soltanto il 4o per cento. E c'è la questione della legalità: dall'anagrafe pubblica degli appalti alla gestione dei costosissimi ponteggi nel centro storico, per cui non sono escluse denunce all'autorità giudiziaria.



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