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Bene la chiesa, ma è Fariñas che costringe Castro a trattare

• da Il Foglio del 9 luglio 2010

di Maurizio Stefanini

 

"Non importa se monsignor Mamberti e il ministro Moratinos non hanno incontrato i dissidenti. Quello che importa è il risultato. Però resta grave che per risolvere questi problemi ci voglia l'intervento di qualcuno da fuori Cuba. Il governo continua a non riconoscere i gruppi indipendenti come legittimi belligeranti, ma accetta di parlare di questi problemi interni con esponenti di governi stranieri". Yoani Sànchez, la leggendaria blogger diventata il simbolo della nuova generazione di oppositori cubani nell'epoca di Internet, parla col Foglio dell'evoluzione in corso nell'isola in modo ottimista, ma non entusiasta. Invece il ministro degli Esteri spagnolo, Miguel Angel Moratinos, ha celebrato l'annuncio dato dalla chiesa cattolica cubana sulla prossima liberazione di 52 detenuti quasi con lo stesso entusiasmo con cui gli spagnoli stavano festeggiando la qualificazione alla finale del Mondiale, e ha detto che già l'Unione europea potrebbe togliere le sanzioni imposte a Cuba dopo la "Primavera nera", gli arresti di oppositori del 2003. Tant'è che, dall'opposizione, il Partito popolare ha consigliato il governo Zapatero di non appropriarsi di un merito "appartenente alla chiesa". Come ricorda al Foglio Yoani Sànchez, la notizia delle liberazioni imminenti era da tempo ripetuta dalla "radio piazza" dei cubani comuni, senza il minimo cenno della stampa ufficiale. E anche il fatto che i detenuti verrebbero liberati a partire da mercoledì prossimo ed entro i prossimi quattro. mesi non è stato comunicato dal governo al popolo, ma nel corso di un incontro con Moratinos e il cardinale Jaime Ortega. E' stato poi Ortega a divulgarlo con un comunicato dell'Arcivescovado, poi pubblicato dalla stampa ufficiale. Ma la protesta di Fariñas continua. Solo dopo che i primi cinque saranno in effetti liberati, annuncia, riprenderà ad assumere
acqua. E solo dopo la dodicesima liberazione riprenderà a mangiare. "Sono Guillermo Fariñas e Orlando Zapata Tamayo gli eroi che hanno costretto il regime a cedere", spiega la Sànchez. "E stato importante il ruolo di intercessione della chiesa, ma la mediazione sta avendo successo proprio perché il regime è messo con le spalle al muro dagli scioperi della fame e dalle manifestazioni delle Damas de Bianco, oltre che dalle pressioni internazionali e dalla crisi economica. La chiesa ha prestato il volto a un movimento più ampio". Su richiesta di Moratinos, i primi cinque liberati potranno andare in Spagna con le loro famiglie. "Il negoziato tra Raúl Castro e la gerarchia cattolica è un precedente importante e positivo", commenta Yoani, "ma è mancata ancora la rappresentanza delle vittime, e poi anche in passato il regime si è spesso liberato della gente scomoda con l'espulsione all'estero. Se non ti piace, te ne vai. Ma non si può costruire la Cuba futura continuando a basarsi sull'esclusione di una parte dei cubani. E non è una soluzione continuare a mettere i cubani non conformi di fronte alla scelta tra la parte del carcere e la spada dell'esilio". Nel 1969 e nel 1973 ben 4.500 anticastristi furono liberati, ma con l'obbligo di espatriare. Tra i 23 finora liberati degli arrestati nel 2003 (in tutto 75), 1.1 sono rimasti e gli altri se ne sono andati. Ma l'altra e più grande incognita è se veramente la chiesa sarà capace di mediare a Cuba una transizione di tipo polacco. "La chiesa sta facendo un grande sforzo per un negoziato pacifico e umano in grado di assicurare inclusione, ma Cuba non è la Polonia. La fede qui non è così forte come era là. Inoltre la capacità del governo dì manovrare una soluzione negoziata ha evidenti limiti. E' impossibile che non ci sia una qualche frattura, e anche con i suoi santi e le sue vergini la chiesa non può arrivare oltre un certo punto". E vitale in questo momento è la sorte di Fariñas. "Se muore, il regime potrebbe perdere interesse a trattare".


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