Reguzzoni, Bricolo, Belsito e la Mauro stanno cercando di accaparrarsi il partito sponsorizzando i figli di Bossi contro l'attuale dirigenza. Che è pronta alla guerra Paolo Bracalini Roma «Il partito? È come se non ci fosse più»; «La situazione sta per esplodere, non so quanto andremo avanti così...». Ma che succede nella Lega? Tra parlamentari e vertici del Carroccio si possono raccogliere soltanto sfoghi rigorosamente anonimi, come in una guerra di spie e controspie, un clima surriscaldato come l'estate torrida tra Roma e la valle padana. Una cosa è certa, il gran subbuglio che sta attraversando le viscere della Lega non ha nulla a che fare con un preteso scontro tra i vecchi colonnelli, cliché giornalistico che stavolta si rivela inutile. Anzi, assicurano fonti padane, è proprio il contrario. Il nuovo fronte interno ha avuto semmai l'effetto opposto, quello di ricompattare come mai prima d'ora gli storici leader del partito, da Maroni a Calderoli a Giorgetti, tra cui regna davvero l'armonia. I problemi vanno cercati altrove, stando però ben attenti a filtrare i molti veleni che si mescolano alla realtà , come sempre quando si tratta di scontri tattici in vista di un futuro assetto, dai prossimi cambi fino al dopo Bossi. C'è una parola che circola nel partito, «Cerchio magico», che riassume il senso dei malumori. Si riferiscono, le lamentele interne, ad un quartetto di leghisti con cariche importanti che farebbe il bello e cattivo tempo nel partito, grazie all'influenza su Bossi e famiglia, senza però raccontano - né un seguito sul territorio né un vero consenso tra i parlamentari. I nomi sono quelli dei capigruppo Reguzzoni (eletto alla guida dei deputati con una esigua minoranza di voti e per questo nominato da Bossi con un termine temporale di un anno) e Bricolo (Senato), della vicepresidente del Senato Rosy Mauro e poi di Manuela Marrone, moglie del Senatùr, che, pur non avendo un ruolo formale nella Lega, avrebbe potere di veto e di indirizzo. A loro si aggiunge un gruppo di fedeli, sempre in ruoli chiave, come il sottosegretario Francesco Belsito, che dall'ex tesoriere della Lega Maurizio Balocchi ha ereditato la poltrona super strategica di responsabile dei conti del partito, poi alcuni uomini nelle Commissioni di Camera e Senato, promossi dai capigruppo, e altri ancora nel consiglio e nella giunta della Lombardia. «Mala vera Lega è il restante 99% del partito, che non è con loro ma con Maroni, Calderoli e Giorgetti» spiega una segretissima fonte ben informata. Il cosiddetto «Cerchio magico», comandando anche severamente (con frequenti lavate di capo...), sta creando forti tensioni dentro il partito, tanto da cancellare ogni linea di separazione precedente, non solo quella tra colonnelli, ma anche quella tra compagini territoriali, come spiegano certi parlamentari bergamaschi che addirittura parlano di una situazione di «pericolo» per la Lega. Tutto si gioca tra Roma e Lombardia, mentre Piemonte e Veneto restano a guardare, non senza preoccupazioni. Il problema è il forte ascendente del «Cerchio magico» su Bossi, non solo per la presenza della moglie, ma anche per il progetto - nato proprio in questo ambiente - di proiettare i figli del Senatur nell'attuale e futura dirigenza della Lega, a scapito di quella attuale. Per farsi un'idea bisogna unire due tessere del mosaico. La lotta per la segreteria della Lega lombarda, carica in scadenza a fine anno, attualmente occupata da Giorgetti ma nelle mire - dicono tutti - di Reguzzoni. E poi la candidatura di Renzo Bossi, varesino, infilato però non nel collegio di Varese (patria di Reguzzoni ma anche di Giorgetti), ma in quello di Brescia («Perché a Varese non sarebbe mai stato eletto, lì non hanno i voti» spiega un leghista). Candidatura fatta sacrificando leghisti molto più esperti e provocando notevolissimi mal di pancia nella Lega lombarda. I rampolli, insomma, farebbero parte di un disegno che punta a prendere le redini del partito ridimensionando l'influenza dei colonnelli. Negli ultimi giorni si è registrato un ulteriore passo in avanti in questo senso, con la richiesta di dimissioni presentata da Reguzzoni al coordinatore dei Giovani padani, Paolo Grimoldi. Al suo posto, pare sia designato proprio Renzo Bossi, mentre già si parla di un ingresso del giovanissimo Roberto Libertà nel movimento giovanile. Fantapolitica leghista? Non parrebbe, a giudicare dall'uniformità con cui tantissimi descrivono lo scenario. La domanda semmai è un'altra: perché i colonnelli non agiscono? «Stanno solo aspettando», sussurra un padano lombardo.